A poche ore dalla chiusura della Cop28 abbiamo fatto il punto sul vertice mondiale sul clima con Domenico Vito, ingegnere biomedico e parte del Climate Reality Project, collegato direttamente dal Media Center della Cop28 a Dubai.
A fine articolo com’è andata veramente…
Pare che questa Cop28 non stia andando molto bene per chi vuole un’uscita dai carburanti fossili. È così?
Domenico Vito: “Be’ per chi sostiene una decarbonizzazione e una traiettoria di passaggio verso una transizione energetica alle rinnovabili oggi non è forse la giornata migliore. Sono usciti i testi del GST Global Stocktake, una sorta di bilancio che gli stati sottoscrivono per analizzare le azioni a sostegno del clima, identificare le lacune e lavorare insieme per concordare strade risolutive. Il Global Stocktake periodicamente ha il ruolo di fare il punto sulla situazione e capire se siamo in linea rispetto all’accordo di Parigi che mira a contenere il riscaldamento globale entro 1,5°. Già i report antecedenti alla Cop28 ci dicono che non siamo in linea. Però lievi progressi ci sono stati.”
“Però ci si aspettava che nel Global Stocktake ci fosse un chiaro riferimento al ‘Phase Out’ dalle fonti fossili, ovvero una ferma e convinta decisione che il regime energetico escluda le fonti fossili. Nelle prime bozze era stato inserito il ‘Phase Out’ ma nelle fasi negoziali si è dovuti arrivare a un compromesso con i paesi contrari a questa decisione. Questo preoccupa molto la parte di media, ong e attivisti che continua a fare una grossa pressione per muoversi verso il Phase Out, tra cui anche il nostro movimento Climate Reality Project. La negoziazione ha dovuto fare un passo indietro. Ora bisogna capire se questo passo indietro è definitivo. C’è ancora un giorno di negoziazione e bisognerà capire se ci sarà la volontà di placare le resistenze e dare voce all’ambizione di uscire definitivamente dalle fonti fossili.”
Non pensi che dovremmo provare a capovolgere la situazione dal basso facendo una lobby tale da mettere in minoranza i sostenitori delle fonti fossili? Ci vuole un’alternativa a queste riunioni internazionali per riuscire a cambiare le cose. Ci vorrebbe una figura super partes che rappresenti il cittadino senza nessun colore politico. Cosa ne pensi?
D.V.: “Devo dire che la Cop28 è un processo molto partecipato. Ci siamo noi e molte altre ong e questo attesta il fatto che non è una riunione chiusa sebbene questa Cop non spicchi certo per inclusività. Le lobby del petrolio continuano ad avere un grosso potere, grandi capacità organizzative e anche grosse risorse che gli attivisti non possono permettersi. Ci sono tantissimi giovani e tantissime popolazioni indigene, ma sono qui a spese loro o con un supporto alterno da parte delle organizzazioni di cui fanno parte che non hanno gli stessi mezzi, capacità e risorse. Questa Cop ha spiccato per numero di negoziatori fossili.”
“Però c’è da dire che, come la precedente e anche come la prossima in Azerbaijan, sono in qualche modo strategiche proprio perché organizzate in paesi produttori di petrolio e si ha la possibilità di entrare in casa loro. Infatti una cosa positiva della Cop28 è stato il flusso di denari legato alla finanza climatica. Ne dovrebbero circolare molti di più, ma hanno cominciato a muoversi. Proviamo ad abbattere qualche muro e coinvolgere anche chi storicamente è sempre sembrato scettico.”
Rimane il fatto che questi paesi sono i maggiori produttori di petrolio, nonché i maggiori inquinatori e dunque c’è qualche speranza di un cambio di rotta nei negoziati dell’ultimo minuto?
D.V.: “Potrebbe esserci una speranza nell’ultima fase negoziale, ma tutto dipende dalla reazione della società civile. Questo è stato anche un po’ un messaggio implicito che il Segretario Esecutivo Simon Stiell ha fatto capire alle parti in un momento di grande stallo. Ha invitato le parti ad aprirsi alle collaborazioni e andare oltre le divisioni dei primi giorni. Nonostante quello che ci sarà scritto nel documento finale, la differenza la farà il mercato e la capacità di investimento sulle rinnovabili e su questo c’è qualche speranza. Perché anche se i paesi del Medio Oriente sono i maggiori produttori di petrolio e i maggiori inquinatori, stanno investendo tantissimo in rinnovabili con un approccio astuto, direi. La loro strategia è quella di sfruttare la coda del petrolio che chiaramente non avrà lunga vita per salire in tempo sul treno in corsa delle rinnovabili.”
Tutto questo accadeva a poche ore dalla conclusione della Cop28 che nel documento finale non ha optato per un Phase Out dalle fonti fossili, ma per una transizione graduale.
Questi gli otto punti del documento finale:
- triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030;
- accelerare gli sforzi per la riduzione graduale dell’energia da carbone non smaltita;
- accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a emissioni nette zero, utilizzando combustibili a zero e a basso contenuto di carbonio ben prima o intorno alla metà del secolo;
- abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la ricerca scientifica;
- accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra l’altro, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura e l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, in particolare nei settori difficili da abbattere, e la produzione di idrogeno a basse emissioni;
- accelerare e ridurre sostanzialmente le emissioni non di biossido di carbonio a livello globale, comprese in particolare le emissioni di metano entro il 2030;
- accelerare la riduzione delle emissioni del trasporto su strada attraverso una serie di percorsi, anche attraverso lo sviluppo di infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e basse emissioni;
- eliminare quanto prima i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o le giuste transizioni.
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