Sono migliaia i comuni italiani, i cui i livelli di polveri sottili e altri inquinanti superano abbondantemente la soglia consentita per molti mesi l’anno. Vivere in queste zone sottopone gli abitanti, non solo a rischi per la salute, ma anche a una peggiore qualità della vita. Il diritto alla salute e all’aria pulita è sancito internazionalmente e suggellato da alcune recenti sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea
In questo ambito si muove Consulcesi, network legale Europeo che vuole tutelare il diritto a vivere in un ambiente salubre, senza dover giungere necessariamente a una malattia conclamata per poter chiedere un risarcimento.
Ne abbiamo parlato nella nostra diretta del lunedì con l’avvocato Bruno Borin, responsabile del team legale di Consulcesi.
“La nostra azione legale collettiva ha duplici risvolti. – ci spiega Borin, responsabile legale Consulcesi – Sicuramente la nostra volontà principale è quella di tutelare l’ambiente e la salute. L’azione legale collettiva si fonda su un assunto ben preciso, contenuto in due sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea di novembre 2020 e maggio 2022. Forse sono poco note al grande pubblico, ma sono estremamente importanti perché con queste sentenze la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia e ha certificato la violazione costante e ripetuta della direttiva sulla qualità dell’aria. Nel primo caso ha certificato che l’Italia non ha rispettato i limiti e i valori imposti dalla direttiva del 2008 per quanto concerne il PM 10 e nel secondo caso per quanto riguarda l’N02, cioè il biossido d’azoto, due agenti inquinanti estremamente pericolosi per la salute umana. Parliamo di agenti inquinanti che mietono migliaia di vittime ogni anno in Europa e in Italia secondo numerosi studi scientifici pubblicati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente.”
“Proprio sulla base di questi dati scientifici certi abbiamo deciso di agire attraverso un’azione legale collettiva volta a richiedere allo Stato italiano e alle Regioni una risposta concreta. Da un lato chiediamo piani per la qualità dell’aria efficaci e un’informativa chiara per tutti i cittadini e dall’altro richiediamo un risarcimento per tutti coloro che hanno vissuto tra il 2008 e il 2018 all’interno di comuni inquinati.”
“È importante precisare che stiamo parlando di una causa legata a un danno non patrimoniale. Questo significa che il risarcimento, qualora verrà disposto dal giudice, sarà in via equitativa. Significa che in caso di esito positivo dell’azione collettiva, il giudice in via del tutto discrezionale identificherà un quantum risarcitorio. Sarà comunque compito del team legale indicare dei parametri di riferimento all’interno dell’atto.”
“Non si può parlare di Class Action perché in Italia c’è una normativa di riferimento ben precisa che soggiace a determinati vincoli. Tecnicamente è definita azione legale collettiva con più parti. Per ciascuna regione, in base alla residenza raccogliamo le richieste e attraverso un’azione civile citiamo in giudizio lo Stato e le Regioni, ovvero i due soggetti che avevano l’obbligo e il compito di far rispettare i valori limite.”
“Lo Stato italiano è già stato condannato per non aver creato nessun piano per la qualità dell’aria. Sostanzialmente c’è una doppia aggravante. Non solo non sono stati rispettati i limiti, ma lo Stato si è reso inerte. Non ha fatto nulla di concreto per migliorare la qualità dell’aria dei cittadini italiani.”
“Attraverso queste sentenze che certificano le violazioni da parte dello Stato abbiamo identificato circa 3300 comuni, per oltre 40 milioni di persone che hanno respirato tra il 2008 e il 2018 aria inquinata. Noi vogliamo far valere il diritto a vivere in un ambiente salubre senza necessariamente ammalarsi. Intendo che per agire nei confronti dello Stato non deve essere presente un tumore o altra malattia grave. Con questa causa intendiamo far valere il diritto a vivere all’interno di un ambiente salubre, e respirare un’aria pulita. Questo diritto è sancito a livello internazionale e dalla Costituzione italiana.”
“È significativa una sentenza dello scorso ottobre con cui la CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha riconosciuto proprio il diritto a vivere in un ambiente salubre per un gruppo di cittadini campani. La Corte europea ha accolto la domanda sulla base esclusiva di un certificato storico di residenza. Ed è questa l’innovazione della nostra azione legale collettiva: noi non vogliamo muoverci sulla scorta di perizie personali, sul danno concreto, sulla malattia, ma vogliamo muoverci sulla base di un semplice documento che prova la residenza in un comune inquinato con una prolungata esposizione agli agenti inquinanti.”
Sul sito www.aria-pulita.it è possibile verificare se il proprio comune ha sforato i limiti previsti dalla legge e si può procedere con la richiesta di risarcimento. È sufficiente inserire il comune dove si ha abitato tra il 2008 e il 2018 e il tool gratuito verifica se il comune è in target.
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