Questa è una storia che risale al 2017, e da allora molte cosa sono cambiate in Tesla e probabilmente anche in Italia. Nel corso di una recensione video che è ancora online ci trovammo a filmare in Piazza della Vittoria, la più importante di Lodi, dove non circolano le auto ma si può entrare con un permesso. Bellissima location che sa ancora della Lombardia più vera ed autentica, con i piccoli negozi, i bar con i tavolini e tutti i passanti che si conoscono e si salutano. Nessuno, invece, conosceva quella specie di astronave che era la Model X, uscita da poco più di un anno ma soprattutto unica nel suo genere per il colpo d’occhio che offrono le sue Falcon Wings. Se ci aggiungete la presenza delle telecamere, era praticamente impossibile non fermarsi a curiosare, e i miei colleghi videomakers avevano un bel daffare a chiedere alla gente di spostarsi, ma niente, l’auto al centro della piazza rubava la scena e si era fatta parecchia calca intorno. Non avevamo un servizio d’ordine, quindi le riprese video andavano un po’ per le lunghe, ma ascoltare le domande e commenti era incantevole, e anche significativo dei pregiudizi e delle aspettative di un pubblico magari non particolarmente informato o appassionato, ma vero e sincero. Sul finire della giornata, dopo aver ospitato dozzine di persone curiose che per la prima volta salivano a bordo non dico di una Tesla, ma di una elettrica in generale, ho fatto una hit-parade delle domande più frequenti.
“Quanto costa?” sembrerà strano, ma è la domanda che tutti fanno di primo acchito, prima ancora di capire di che auto si tratta e perché è molto speciale. La percezione dell’auto super-premium era chiara ed evidente, ma la risposta di allora (oltre 143.000 euro per l’esemplare) lasciava abbastanza spiazzata la maggioranza degli astanti che – per quel che vale questa statistica – non le attribuiva un simile valore, specialmente guardando i dettagli dell’abitacolo . Saputo che è un’elettrica, verrebbe da pensare che la seconda domanda potesse essere “Quanti chilometri fa?” e invece no, la curiosità era molto più stimolata dalle porte.
“Perché sono fatte cosi?” e la giustificazione di una perfetta accessibilità alla seconda e terza fila di sedili non ha convinto proprio tutti. Dopo un po’ qualcuno ha effettivamente chiesto “Quanti chilometri fa?” e, qui viene fuori quell’ansia che sembra prendere tutti – noi italiani in particolare – quando uno ti dice che non puoi fare una certa cosa che non ti saresti mai sognato di fare, ma improvvisamente sembra diventato lo scopo della tua esistenza. I 300-350 km della Model X di allora parevano pochi, e a nulla serve spiegare che dopo 350 km di viaggio di solito una pausa di un’oretta fa solo bene.
Ne conseguiva la domanda più che legittima del “Dove si fa (e quanto costa) la ricarica?” con soddisfazione crescente nel sapere che l’energia elettrica costa molto meno della benzina e si può fare anche la ricarica (molto lenta) in casa. E zero tagliandi, o quasi. Per finire arriva sempre quello che qualcosina ha letto ma ha mal digerito, e ti chiede “Eh ma poi per smaltire le batterie…” restando però sempre molto scettico quando spieghi c’è fior di industria per la “second life” e anche una “third life”.
Sono passati solo un paio d’anni da quella specie di “processo” pubblico all’auto elettrica, e so per certo che, di pari passo con il miglioramento della qualità e dell’offerta della Case, molti dei pregiudizi sono caduti. Un po’ è merito nostro, che facciamo del nostro meglio per dare le giuste prospettive, e per questo ci chiamano “informatori”. Ma a noi piace di più essere dei “raccontastorie” che chiacchierano di auto su una piazza della bassa Padana.