Gli inizi sono spesso curiosi. Come quelli dei fratelli Lumiere che dopo la loro prima proiezione pubblica sentenziarono che la loro invenzione non avrebbe avuto futuro o quella di altri due fratelli un po’ meno famosi Adi e Rudolf Dassler prima soci e poi rivali che hanno dato vita a due delle più famose aziende produttrici di scarpe sportive Adidas e Puma.
Anche Treedom non fa eccezione. Nel 2010 il fondatore Federico Garcea, allora non ancora trentenne, giocava a Farmville, il famoso gioco online che spopolava su Facebook, dove si piantavano e si vedevano crescere ortaggi di ogni genere e ambiva a costruire una sontuosa fattoria, virtualmente si intende. Federico immaginò che se la gente era disposta a spendere soldi per piantare alberi digitali lo avrebbe fatto anche con quelli reali. E così nacque l’idea di Treedom.
Ma cominciamo dall’inizio. Cos’è Treedom? Treedom è la prima piattaforma web al mondo per piantare un albero a distanza e seguire la sua storia online. In 11 anni hanno piantato oltre tre milioni di alberi in 17 paesi del sud mondo (ma anche in Italia) e sono stati coinvolti 177.017 contadini e 984.000 membri della community. Il contatore sul sito è costantemente aggiornato in tempo reale. Domani troverete già dei numeri diversi!
Abbiamo incontrato Anna Ciattini, Responsabile Corporate Marketing, nonché socia di Treedom, che ci ha raccontato la fortunata storia di Treedom dagli inizi fino all’esplosione proprio negli anni più difficili della pandemia.
Dunque dagli inizi, quando Federico giocava a Farmville cosa è successo?
“Tutto è nato attorno al tavolo di una cucina. Ma Federico ha anche avuto un’esperienza in Camerun dove si era accorto dell’impatto ambientale e sociale dell’attività di taglio illegale di alberi. Quindi dalla somma di un mondo digitale – dove si possono intrattenere le persone – e azioni concrete sul territorio è nata l’idea di un sito dove piantare alberi online, ma realmente esistenti, con ricadute sociali ed economiche importanti.
Ed è così che è iniziato Treedom che dai primi due soci iniziali ora conta sedi in tutta Europa e un organico di 80 dipendenti, con l’idea di assumere quest’anno ancora circa 40 persone non solo in Italia ma anche nelle sedi di Monaco, Londra e Parigi.
E il boom c’è stato proprio nel 2020, l’anno della pandemia, e questo è anche un bel messaggio, cioè quello di essere una realtà che ha assunto tantissime persone in un periodo così difficile.”
Treedom non è l’unica realtà che offre piantumazione di alberi nel mondo, in cosa siete differenti dagli altri?
“Ci piace dire che noi siamo gli unici che forniscono il diario dell’albero. Ogni singolo albero è importante, ma lo è ancora di più perché, insieme a tanti altri alberi e alle persone che se ne prendono cura, contribuisce a realizzare un progetto agroforestale che può dare tanti benefici sia ambientali che sociali. Per questo quello che cerchiamo di raccontare – oltre alle curiosità sulle tante specie di alberi che piantiamo – è proprio la bellezza e l’importanza dei nostri progetti.
La trasparenza è anche un nostro punto di forza. Esiste un registro pubblico degli alberi dove è possibile vedere che non c’è un albero uguale all’altro. E poi molte realtà sono non profit, noi invece abbiamo deciso per una scelta ben precisa di essere una società benefit.”
Ma piantare alberi non basta, il vostro è un progetto ambientale, sociale ed economico, mi racconti di più?
“Quello che ci ha sempre contraddistinto sin dall’inizio è quello di realizzare un duplice obiettivo ambientale e sociale. Ci piace raccontare Treedom come quelli che piantano l’albero giusto nel posto giusto al momento giusto.
In questo momento, anche a seguito della Cop26, si parla spesso di quanto sia importante piantare alberi per lo più per una questione ambientale e di riduzione della CO2. Si parla di trilioni di alberi, ma in questo noi facciamo un passo indietro perché per noi è fondamentale operare puntualmente nelle realtà che ne hanno realmente bisogno in virtù della protezione di uno specifico ecosistema, coinvolgere attivamente le comunità locali e mantenere la biodiversità e non piantare alberi indistintamente.
Non andiamo solo a riforestare, ma realizziamo sistemi agroforestali. Lavoriamo su un ecosistema dove trovano posto forme diverse dagli alberi da frutto, ai frangivento, alle colture, ma anche agli animali, perché un ecosistema produce benefici per tutte le parti coinvolte e dunque i contadini hanno un rendimento continuo.
Attraverso ONG locali portiamo know how, formiamo i contadini, li rendiamo autonomi con ricadute economiche e sociali sull’intera comunità. Anche i contadini sono consapevoli che dall’altra parte del mondo c’è qualcuno che vede i benefici del loro lavoro e per questo possono continuamente investire in nuove piantumazioni.”
Ci racconti una storia a lieto fine?
“Di storie a lieto fine ce ne sono tante. Ogni paese ha le sue specificità. Progetti molto belli sono quelli in Guatemala dove collaboriamo con Amka e lì sono coinvolte moltissime donne, così come ad Haiti. Quello che abbiamo imparato è che il coinvolgimento delle donne favorisce lo sviluppo della comunità e l’inclusione. In Madacascar c’è un altro progetto molto bello che agisce in aree veramente remote, raggiungibili in ore a bordo di uno scooter, che va a sensibilizzare una comunità che per anni ha fatto monocolture ed è andata a disboscare interi patrimoni ambientali. Lì si vede veramente il cambiamento di rotta e la presa di coscienza dei benefici di un nuovo sistema agroforestale.
In Tanzania c’è anche una produzione di miele per fornire un ulteriore rendimento alla comunità. Altre storie belle sono anche quelle delle persone che hanno acquistato gli alberi e poi sono andate a visitare i progetti.”
Non mancano i detrattori di Treedom, chi vi accusa di speculare dietro un fine benefico o che avete talmente tanti alberi che non riuscite più a controllarli. Cosa rispondete?
“Le critiche ci sono sempre e ci spingono sempre a fare meglio. Tre milioni di alberi in undici anni paradossalmente sono pochi, ma noi vogliamo parlare sempre di trasparenza e rendere accessibile il nostro registro pubblico degli alberi. Noi siamo in grado di monitorare tutti gli alberi perché abbiamo diverse relazioni con le associazioni locali che coordinano il progetto, che vengono attentamente validate prima di iniziare la collaborazione con Treedom.
Siamo nati espressamente con la volontà di essere una realtà business e non una non profit. Essere un’azienda ci ha permesso di crescere più rapidamente e abbiamo potuto raccogliere capitali in modo diverso per continuare a migliorarci. Inoltre ci permette di sviluppare la tecnologia e l’infrastruttura necessaria per potare la trasparenza alle persone. Abbiamo voluto creare un business positivo”