Leggendo notizie su web e social sembra che le auto elettriche prendano fuoco con estrema facilità e in misura decisamente maggiore rispetto alle auto a benzina. Ma non è così e la mala-informazione sulla mobilità sostenibile continua a riempire giornali e media. Nella nostra diretta streaming di lunedì 18 dicembre ne abbiamo parlato con Paolo Attivissimo, giornalista, cacciatore di bufale e debunker.
Sembra ci sia una vera fobia per le batterie al litio, montata dalla stampa. La settimana scorsa in un articolo apparso sulla cronaca di Napoli si vede una Tesla Model 3 in fiamme. L’auto è perfettamente intatta, non ha segni di incendio, ma il fuoco è solo sotto al pianale. Allora Paolo qual è veramente il punto sulle batterie al litio, sono veramente pericolose?
Paolo Attivissimo: “Devo dire che c’è sempre una volontà di spettacolarizzazione. Inserire il nome Tesla nel titolo attira attenzione. Quando prendono fuoco altre auto a benzina o diesel difficilmente viene riportata la marca.”
“Esiste un problema di infiammabilità delle batterie al litio, ma solo se l’involucro viene danneggiato. Il pericolo interessa anche le batterie di telefonini e degli altri apparecchi elettronici. Per esempio, a bordo degli aerei ci sono delle norme stringenti per il trasporto o la spedizione di batterie al litio o di oggetti che contengono batterie al litio perché esiste un rischio di infiammabilità. Infatti, a seguito di alcuni incidenti, da qualche tempo a bordo degli aerei sono stati posizionati dei contenitori di sabbia e l’equipaggio è stato adeguatamente istruito in caso di incendio. Se il telefonino dovesse prendere fuoco, specialmente quando è in carica deve essere posto in questi contenitori di sabbia per assorbire il calore.”
“Ma il problema degli incendi è comune a tutte le batterie, non solo quelle al litio e ad altri oggetti di uso quotidiano. Chiunque circoli con un’automobile a benzina, viaggia accanto a un serbatoio pieno di liquido altamente infiammabile che rilascia vapori ancora più infiammabili. Però a questo ci siamo tutti abituati e nessuno ci fa caso. È solo una questione di valutare il rischio relativo.”
“I dati in nostro possesso indicano molto chiaramente che il rischio relativo all’incendio di un’automobile elettrica è molto più basso rispetto a un’automobile a benzina o diesel. Al primo posto per infiammabilità ci sono le auto ibride che contengono delle batterie al litio, simili, ma molto più piccole di quelle delle auto elettriche. Al secondo posto ci sono i veicoli a carburante e gli ultimi in classifica sono i veicoli elettrici con 25 incendi su 100.000 automobili vendute.”
“Questi dati sono forniti da Auto Insurance EZ, organizzazione legata a compagnie assicurative che hanno un forte interesse a fornire dati reali per valutare esattamente il rischio delle auto assicurate. E chi ha un veicolo elettrico lo sa: l’assicurazione è più bassa perché il rischio di incendio è statisticamente inferiore.”
Secondo te perché una buona parte della stampa è contro l’auto elettrica?
P.A.: “Devo dire che c’è una certa voglia di compiacere il pubblico. In un momento come quello attuale in cui il pubblico che compra i giornali è smarrito, disorientato si trova di fronte alla scelta dell’acquisto di un veicolo nuovo, fornire notizie rassicuranti è una soluzione. Lo so che sembra un paradosso, ma dal punto di vista giornalistico dire che le auto elettriche si incendiano è rassicurante per il pubblico. Nel senso che permette alla persona comune di non decidere e di continuare con la tecnologia che conosce bene. Non deve fare lo sforzo di imparare come funziona un’auto elettrica, come fare la ricarica e così via. Non credo nel progetto generale di sabotare l’auto elettrica, ma esiste una tendenza nel mondo giornalistico, come in altri settori, di fare ‘risonanza emozionale’ cioè di compiacere il proprio pubblico.”
È di questi giorni un’altra notizia uscita sul Sole 24 Ore sui consumi record del carbone, sono dati reali?
P.A.: “Sì, la notizia è vera, ma questa presentazione della notizia produce un risultato ingannevole. Ci sono diversi modi per informare, senza però dare l’informazione completa, ed è questo il caso. L’agenzia internazionale per l’energia ha in effetti dichiarato che c’è stato un picco di consumi del carbone in alcuni paesi nel 2023. Però manca la notizia che questo è il picco massimo previsto e che da questo momento in poi ci sarà il calo dei consumi di carbone e perché i paesi come la Cina e l’Indonesia stanno investendo moltissimo in rinnovabili per una questione di mera convenienza e non per improvviso slancio ambientalista. Da questo momento in poi secondo tutte le previsioni il consumo di carbone nel mondo comincerà a scendere. Secondo i dati presentati in Europa abbiamo un crollo del 23% e negli Stati Uniti del 21% perché ci si sta spostando sempre più verso rinnovabili e verso un efficientamento della rete elettrica.”
Nella nostra diretta di lunedì 18 dicembre abbiamo anche fatto il punto sulla Cop 28 che si è appena conclusa, con l’ing. Domenico Vito di Climate reality Project, appena rientrato da Dubai. E con Carlo Bellati di Automoto.it abbiamo partato del richiamo di milioni di Tesla negli USA e del bando alle auto cinesi da parte della Francia.