Il termine AI, Artificial Intelligence, è una delle parole più abusate: quando si vogliono mettere in luce le qualità di un prodotto si dice sempre che è dotato di una sua forma di intelligenza per essere all’altezza, se non meglio, delle risorse del cervello umano. In realtà dotare un’apparecchiatura di questa dote è una faccenda molto più complessa di uno slogan e ha a che fare con le tecniche computeristiche più avanzate e sofisticate attorno alle quali aleggia addirittura un’aura di mistero e di timore.
Hal 9000, il computer riflessivo e parlante, ma cattivo, di 2001 Odissea Nello Spazio è l’esempio più antico che ci viene in mente di macchina pensante, e di sicuro una intelligenza artificiale come la sua non ci serve a nulla. Però l’approccio che Arthur C. Clarke fece ai supercomputer era giusto: per compiti così complessi come guidare un’auto o un’astronave i sistemi computerizzati possono superare le capacità di attenzione e deduzione dell’uomo.
È esattamente quel che fa Tesla con i propri modelli dotati di Autopilot: sfruttare la capacità di una macchina di “imparare” (e agire di conseguenza) in tutte quelle situazioni in cui la memoria o la capacità cognitiva o percettiva del guidatore viene meno per stanchezza, distrazione o semplice stupidità. Basta guardare questo video:
Una situazione come questa, e centinaia di altre simili non sarebbe mai occorsa ad un guidatore di Tesla perché il sistema avrebbe avvertito, e in qualche modo prevenuto, del verificarsi di una condizione di pericolo.
Se volete sapere come l’intelligenza artificiale può superare la stupidità naturale, questa sera alle 18.30 ne parliamo con i nostri esperti in diretta sui social di Tesla Club Italia!