La vignetta di Vanity Fair del 20 aprile 1861 offre la scena a quella che fino ad allora era la prima fonte di combustibile per lampade, per lubrificare ingranaggi, per i profumi ed i farmaci ed infinite altre applicazioni: la balena.
In questa vignetta politica di Vanity Fair, appena una settimana dopo l’inizio della guerra civile, le balene celebrano la scoperta dell’oro nero con la conseguente diminuzione di domanda di olio di balena.
In che modo lo sviluppo del petrolio in uno stato settentrionale (Pennsylvania) ha avuto importanza, sia economicamente che simbolicamente, dopo che la guerra aveva tagliato le regioni meridionali produttrici di cotone?
IL PRIMO POZZO
Il primo pozzo petrolifero commerciale di successo risale ad una perforazione in Pennsylvania nel 1859, la rapidissima adozione del cherosene sostituì l’uso dell’olio di balena per una cosa che oggi diamo per scontata: l’illuminazione. La luce era fondamentale, insieme al calore, per poter vivere e non esistevano efficienti Led a bassissimo consumo, lampade che durano anni…lo stoppino intriso di olio illuminava scarsamente intorno a se richiedendo una quantità di energia enorme e che forse oggi illuminerebbe un’intera strada, ma all’epoca era un punto di riferimento, irrinunciabile, come lo erano le luci illuminate delle sale da ballo, dei luoghi di festa come quelli di lavoro.
LOBBIES
Chi ha vinto e chi ha perso nell’intensa caccia all’energia nell’Atlantico e nel Pacifico? Ed in Norvegia, Giappone, Islanda….passarono altri trent’anni prima che l’intensa caccia alle balene diminuisse la sua grande portata perché esisteva una Lobby che ne curava interessi e filiera, lavoratori e famiglie.
Suona familiare?
Quali tipi di sfide culturali ed economiche potrebbero aver accompagnato la transizione dall’olio di balena al cherosene a base di petrolio? Chi sono stati i “vincitori” e i “perdenti” in questo cambiamento di energia?
È quello che accade oggi per l’oro nero: nonostante ci siano efficaci alternative per le applicazioni più energivore, la filiera del combustibile fossile arranca per reinventarsi, di rivedere la ricetta ed usare diversamente o sotto altri nomi il prodotto, tentando in tutti i modi di sminuire un avversario molto forte, che cresce di giorno in giorno, sempre più forte come è stato per tutte le tecnologie più efficienti in sostituzione di quelle del passato.
Spesso ripetiamo che il petrolio rimarrà comunque con la plastica, le vernici e addirittura i farmaci…proprio come le balene. Se la loro caccia per l’olio combustibile è largamente terminata nel 1861 grazie alla guerra civile ed al petrolio, il loro uso arriva fino a 159 anni dopo ad opera di quella che molti ritengono la nazione più moderna, emancipata politicamente, economicamente ed a livello culturale oltre che energetico: la Norvegia a giugno 2020 aveva già ucciso oltre 500 balene delle 1278 autorizzate solo il 1 aprile, balene con le quali produce principalmente cibo per ristoranti e con una sua piccola grande Lobby che spinge per aumentare il numero di ristoranti con carne di balena, sagre di paese e l’uso degli avanzi di balena per sfamare i senzatetto: il Petrolio ha sostituito le balene, ma le balene non sono mai state sostituite ed è la stessa sorte che l’oro nero si augura di avere in futuro.
Daniele Invernizzi