Tutta la comunità di automobilisti italiani di auto elettriche si è scandalizzata dopo il servizio mandato in onda da Corrado Formigli durante la trasmissione “Piazza Pulita” su La7. Il servizio dimostrava che con una piccola auto elettrica, per arrivare a Reggio Calabria partendo da Roma, ci sarebbero volute almeno 50 ore invece che le 7 ore che impiegano solitamente le auto termiche. Il test è stato fatto da una giornalista evidentemente poco informata che non sapeva come ricaricare l’auto elettrica e ha dovuto improvvisare. È le è andata male.
Per paradosso, se avessimo messo alla guida di un’auto diesel una persona del tutto digiuna del funzionamento di un’auto, forse non sarebbe addirittura mai arrivata a Reggio Calabria; avrebbe potuto non accorgersi che il carburante finisce, oppure fare benzina al posto del gasolio. Quando non sai le cose, non le sai e basta.
Prendiamo ora un guidatore esperto di auto elettriche, uno che sa come e dove caricare e conosce l’autonomia del proprio mezzo. Per arrivare a Reggio Calabria non potrebbe impiegare meno di circa 10 ore di viaggio. Non pochissime, e stiamo parlando quindi di almeno 3 ore in più rispetto ad un’auto termica. Lo hanno dimostrato folte schiere di volenterosi blogger di auto elettriche e persino due deputati che, qualche giorno dopo il servizio di Formigli, hanno voluto dare il loro contributo filmando il viaggio. Risultato: appunto circa 10 ore, comprese le ricariche.
“Benissimo” – hanno esultato – “Formigli si è sbagliato, abbiamo dimostrato che questa è disinformazione!” Ora, facciamo il punto: è da molti anni che tv, giornali, radio e web fanno disinformazione sulle auto elettriche, questa non è una novità e non mi sorprende più. Ciò che mi sorprende davvero è invece come si possa esser lieti di impiegare almeno 3 ore in più rispetto ad un’auto termica con un mezzo elettrico, di nuova generazione e spesso dal costo non proprio alla portata di tutti.
Va bene, non ci vogliono i due giorni descritti da La7 per fare 700 km con una piccola auto elettrica, bastano 10 ore, ma che comunque sono più delle 7 ore che impiega un’auto termica qualsiasi o delle 8 e che impiegherebbe una Tesla. Si, perché delle Tesla è necessario dire qualcosa di più. Che impieghi 8 ore non è nemmeno necessario dimostrarlo, è sufficiente usare il simulatore online di Tesla https://www.tesla.com/it_IT/trips .
Ma perché Tesla ci mette 2 ore in meno rispetto a qualsiasi altra auto elettrica viaggiando alla stessa velocità? Dipende dalla rete di ricarica.
Spezziamo una lancia a favore di Formigli: la sua è stata sicuramente un’imprudente provocazione, ma è un fatto che la rete di ricarica italiana è profondamente carente, specie al Sud. Al contrario, c’è un’azienda americana che ha una rete di ricarica super veloce di gran lunga più efficiente e funzionale di Enel X, azienda a partecipazione pubblica. Un fatto eclatante e anche un po’ scandaloso. Se la giornalista di La7 avesse usato una Tesla Model 3 Long Range, che per altro è l’auto stata più venduta in Europa e non solo fra le elettriche, avrebbe impiegato 8 ore con due brevi soste per la ricarica, di 15 minuti a Mercato San Severino e di 30 minuti a Morano Calabro.
E la notizia vera, in questo caso, è che le auto elettriche sono pronte da anni per sostituire le auto termiche, anche nei lunghi percorsi, ma il tempo perso da parte del nostro operatore “nazionale” è il vero ostacolo alla loro diffusione. Un operatore che ha fatto poco e male sprecando anche una montagna di soldi pubblici. Ben dieci anni almeno a disposizione per preparare una rete di ricarica superveloce nei pressi della dorsale italiana e non l’hanno fatto. E non c’era nulla da inventare, bastava copiare ciò che ha fatto Tesla: una rete di supercharger lungo le autostrade italiane, appena fuori i caselli, in modo che siano raggiungibili anche senza pedaggio, con diverse decine di stazioni di ricarica ciascuna delle quali con numerosi stalli, anche oltre 20 per ciascuna stazione, capaci di erogare ciascuno fino a 250kW di potenza.
Ad aggravare la posizione di Enel X c’è che Tesla ha di recente comunicato di prepararsi a triplicare le proprie stazioni di ricarica supercharger per aprirle a tutte le auto, non solo Tesla quindi. Un vantaggio competitivo enorme. Chi pagherà questo gap? Il contribuente italiano, ovvio; i soldi sono stati spesi male da Enel X, in colonnine di bassa potenza, spesso non funzionanti, con scarsa manutenzione o abusivamente occupate da auto in sosta, o ancora in luoghi poco opportuni per una colonnina di ricarica.
Allora caro Formigli, ok la provocazione, ma la vogliamo dire tutta?
Pierpaolo Zampini – Tesla Owners Italia