I programmi di compensazione del carbonio sono diventati onnipresenti. Probabilmente li avete visti come opzioni da spuntare quando prenotate un volo. E dopo ‘Clicca qui per passare a un posto premium’ potrete trovare ‘Clicca qui per cancellare le tue emissioni di gas serra’. Sembrebbe una proposta allettante. Per pochi euro, si può continuare con le proprie attività inquinanti senza sensi di colpa per il clima. Troppo bello per essere vero! E infatti non è proprio così.
Il tema è stato approfondito dal New York Times in un articolo di qualche settimana fa. Tutto è partito dalle domande dei lettori che chiedevano se queste compensazioni funzionassero veramente o se fossero solo un modo per lavarsi la coscienza.
Cos’è la compensazione delle emissioni di carbonio
La compensazione delle emissioni di carbonio, che talvolta passa sotto il nome di crediti di carbonio o crediti climatici, è un meccanismo apparentemente molto semplice. Da una parte l’attività umana rilascia ogni anno decine di miliardi di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra. Dall’altra gli alberi catturano anidride carbonica tramite la fotosintesi clorofilliana. Sembra semplice emettere anidride carbonica da una parte e riassorbirla da un’altra.
Dunque le compensazioni cercano di bilanciare le emissioni in un luogo – ad esempio quelle emesse dagli aerei – finanziando la rimozione del carbonio in un altro luogo, come le foreste. Alcuni esperti le considerano uno strumento essenziale per limitare i danni ambientali, almeno nel breve e medio termine, fino a quando il mondo non sarà in grado di effettuare una transizione completa verso le energie rinnovabili.
Gli scienziati sono convinti che, per evitare i peggiori effetti del cambiamento climatico, il mondo debba raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Vale a dire smettere di immettere gas serra nell’atmosfera o contrastare completamente i gas prodotti.
Molti dei progetti però non raggiungono gli obiettivi dichiarati. Un paio di studi pubblicati nel 2019 e nel 2021 hanno esaminato il programma di compensazione delle emissioni di carbonio delle foreste della California, scoprendo che probabilmente le riduzioni totali delle emissioni sono state sovrastimate dell’80% o più! In uno studio del 2016, la Commissione dell’Unione Europea ha concluso che è improbabile che l’85% dei progetti esaminati raggiunga le riduzioni dichiarate. E un’indagine di ProPublica del 2019 ha rilevato che, nella stragrande maggioranza dei casi, i progetti di conservazione delle foreste non hanno compensato la quantità di inquinamento dichiarate.
Anche i progetti migliori possono andare a monte, a volte a causa del cambiamento climatico stesso. Pensate a quello che è successo l’estate scorsa quando gli incendi hanno devastato più di 150.000 acri di foreste in California.
Tutte le attività umane hanno dei costi ambientali, e il volo aereo è uno dei più costosi, ma il cambiamento climatico è in gran parte determinato dalle azioni dell’industria dei combustibili fossili. La stragrande maggioranza delle compensazioni di carbonio viene acquistata dalle aziende, comprese quelle che producono combustibili fossili, con la premessa di poter raggiungere l’obiettivo zero emissioni senza però cambiare radicalmente il loro modo di operare.
Ma funziona?
Il problema principale delle compensazioni di carbonio “è che si scambia una quantità nota di emissioni con una quantità incerta di riduzioni di emissioni”, ha dichiarato Barbara Haya, direttore del Berkeley Carbon Trading Project dell’Università della California, Berkeley. “Ma c’è anche l’approccio commerciale che permette alle aziende di pagare per una via di fuga dalla responsabilità di ridurre le proprie emissioni”.
I programmi legati alle compensazioni sono di per sé validi e persino essenziali per mitigare i danni già causati da decenni di emissioni di gas serra. Il problema è usarli per giustificare ulteriori emissioni. Anche se potessimo calcolare con precisione la quantità di carbonio che un nuovo bosco di alberi assorbirebbe, legare la sua piantagione al rilascio di altro carbonio non farebbe altro che mantenere i livelli stabili, quando invece abbiamo bisogno che scendano i livelli di CO2 nell’atmosfera.
Molti esperti affermano che, in linea di principio, le compensazioni possono essere preziose. Ma i programmi dovrebbero essere concepiti e gestiti in modo molto diverso da quello attuale e i consumatori dovrebbero pagare molto di più dei pochi euro attuali per tonnellata di anidride carbonica. Per chi volesse contribuire a finanziare iniziative efficaci di riduzione delle emissioni, The Gold Standard e Green-e possono aiutare a identificare progetti validi.
Per ora, la cosa migliore che un individuo può fare rimane sempre la stessa: emettere meno CO2 possibile!