Di Daniele Invernizzi
In un paese che produce energia tramite Carbone e Gas e la cui economia dipende fortemente da queste due fonti fossili a basso costo, in un paese nel quale il costruttore nazionale è un colosso del mondo automotive ed il leader incontrastato da anni delle auto ibride, il numero uno della casa nipponica Akio Toyoda (no, non è un refuso) “sbraga disperato” (me lo concedete?) a causa dall’inarrestabile avanzata delle auto elettriche, auto elettriche sulle quali afferma esserci “troppo clamore”
NUCLEARE
Ed in effetti non ha tutti i torti.
Il Giappone inarrestabile delle centrali a Carbone è anche lo stesso che tiene operative ben 54 centrali atomiche progettate decine di anni fa in modo approssimativo, tra le quali tristemente ricordiamo quelle collassate di Fukushima (Marzo 2011) Donen (Marzo 97) e Tokaimura (settembre 1999).
Cinque anni dopo Fukushima nel marzo 2016 il quotidiano Asahi Shimbun indica che il 60% della popolazione giapponese non vuole più centrali nucleari che rifornivano ben il 30% del fabbisogno energetico del paese. Ma in un paese così avanzato e che dovrebbe essere lo sprone orientale alle energie rinnovabili, la sete di crescita economica non ha tempo per ascoltare i suoi cittadini: il Governo nipponico a Giugno 2019 dichiarava di voler “decarbonizzare l’industria” il prima possibile, ma senza specificare una data, rimandando l’obiettivo al “prima possibile nella seconda metà del secolo”
Anche a voi suona come una presa in giro?
Nel 2019 Rinnovabili.it scriveva “mentre punta forte sulle rinnovabili, il Giappone continua ad investire in nuove centrali a carbone” ed infatti il 6 febbraio 2020 la stessa rivista titola “Centrali a carbone, il Giappone va contro l’accordo di Parigi” aggiungendo “dopo la crisi petrolifera degli anni ‘70 ed il disastro di Fukushima, il Giappone punta sull’energia a carbone”: 22 nuove centrali a carbone verranno aperte nei prossimi cinque anni.
Le proteste dei cittadini rimangono per l’ennesima volta inascoltate in favore della crescita economica.
Toyoda, di nuovo: “La mobilità elettrica a zero emissioni potrebbe mettere in ginocchio il sistema economico Giapponese”
Ma senza specificare per quale, giusto per lanciare un segnale al Governo “questa corsa all’abbattimento delle emissioni è una stupidata, come l’accordo di Parigi” (mia libera interpretazione)
IDROGENO ANCHE QUI.
Anche il Giappone come saprete punta sull’ idrogeno. Ma perché ?
La risposta forse è basata sui due combustibili fossili economici ed inquinanti che il Giappone usa in maniera massiccia e dai quali si ricava guardacaso…l’idrogeno: il carbone ed il gas metano!
Con queste premesse verrebbe da dire che il passato non insegna nulla e che paesi che forse a torto riteniamo così avanzati, producono meno rinnovabili dell’Italia (meno della metà, per la precisione, visti i dati di cui sopra).
Pensiamoci quando l’ennesimo brontolone additerà il nostro paese come corrotto, solo perché sa ben poco di politica internazionale (chissà poi se ne sa di quella europea o almeno italianiana).
Ed allo stesso modo il criticone avrà da dire sulle scelte energetiche, per il semplice motivo che ognuno si sente in dovere di dover dare un’opinione sui temi di massa, e queste opinioni più sono critiche, più troveranno riscontro (alias like, commenti, popolarità),
CATTIVI ESEMPI
A mio parere il nostro Akio Toyota dall’alto del potere economico e dell’influenza politica che la sua azienda ha non solo nel suo paese, ma a livello mondiale, sta facendo passare un messaggio pericolosissimo che la comunità internazionale dovrebbe multare, tra l’altro giustificandolo con scuse che nemmeno il meno informato dei leoni da tastiera potrebbe produrre: Il nostro sistema economico potrebbe collassare perché l’auto elettrica è troppo efficiente e richiederebbe più energia e meno petrolio, energia che noi produciamo con il carbone, in quanto puntiamo alla crescita economica, infischiandocene degli accordi internazionali. Ecco come interpreto i messaggi di Toyoda che vedrete in questi giorni su diversi articoli.
Questo modo di ragionare e questi dirigenti, vendono poi da noi in occidente veicoli ibridi da vent’anni, tenendo lontana l’auto elettrica pur avendo tecnologia e capacità per implementarla velocemente e favorirne lo sviluppo.
La Prius è sicuramente stata una benedizione, ( sebbene sia una delle auto a basse emissioni più brutte che abbia mai visto, ma de gustibus… ) ma ormai dopo vent’anni sarebbe gradito lo sforzo di mettere a listino elettriche competitive ed efficienti (e magari anche esteticamente accettabili)
Almeno nei confronti di paesi che gli accordi, quelli sul clima, bene o male si sforzano di rispettarli.