Secondo Italia Nostra, associazione ultrasessantenne di tutela del patrimonio anche ambientale, “Le linee guida della Strategia Nazionale per l’idrogeno sarebbero completamente sbilanciate verso la produzione di #idrogeno da fonti #fossili (idrogeno grigio e blu) rinviando ad un futuro indefinito la produzione e l’impiego dell’idrogeno autenticamente verde”.
Lo riporta il Fatto Quotidiano, insieme ad altri tre punti ben argomentati.
Cambia il nome ma la sostanza è la stessa: le fonti fossili. Il Metano è alla base del 99% della produzione mondiale di idrogeno, il gas che anche grazie al suo nome – (dal Greco hýdor, “acqua”, e ghennáo, “ generare”: “genera-tore d’acqua”) nel percepito comune “nasce magicamente dall’acqua”, ad oggi, nulla di più lontano dalla realtà: il 99% del gas idrogeno mondiale è un sottoprodotto dei combustibili non rinnovabili, importati per la maggiore da Russia e Kazakistan, in particolare del Metano
Il Metano è di famiglia, non a caso uno dei Claims che forse ricordiamo di più è “il metano ti da una mano”, è un amico comune in tante case, lo usiamo per cucinare, scalda le case e fa andare alcune auto.
Come le fonti fossili, il metano è stato ottimo alleato per le varie rivoluzioni industriali e dei trasporti, traghettandoci fino ad un tempo nel quale la combustione è considerata poco efficiente, dove le pompe di calore ed i piani ad induzione, ma anche le auto, alimentate ad elettroni sono notevolmente più affidabili, sicure, performanti e durevoli
Questi sono temi affrontati più e più volte nelle nostre live e negli articoli di TeslaClubNews.com e quello che ci lascia oggi l’amaro in bocca è vedere che la politica energetica di uno dei paesi a più a potenziale di rinnovabili del bacino Europeo conceda finanziamenti ad una fonte fossile poco efficiente, senza una chiara prospettiva di passaggio all’’idrogeno verde, lasciando spazio agli immensi guadagni esteri che poco lasciano sul territorio, quando abbiamo aziende che potrebbero concentrare i propri sforzi se ben finanziati nel settore idroelettrico, eolico (magari offshore), fotovoltaico, geotermico…
Questo vorrebbe dire dare uno schiaffo non solo alla ricerca costante e dai grandi risultati in tema di rinnovabili, ricerca che vede l’Italia tra le prime in Europa, ma anche alle nazioni alleate nella lotta ai cambiamenti climatici che puntano sulle batterie investendo nella “Battery Alliance” che comprende ben sei aziende italiane tra le quali la nostra Flash Battery
Senza chiari obiettivi di come e quando l’idrogeno pulito farà breccia nella politica energetica, rinviamo il problema colmando con soldi pubblici e per l’ennesima volta le lacune tecnologiche e di efficienza del settore fossile.