Questo articolo riportato da molte testate sta facendo discutere gli esperti di medicina ma anche quelli che si occupano di variazioni climatiche sul lungo termine, che purtroppo pare siano alla base delle recenti pandemie di Sars, Mers e anche di quella attuale di Covid-19.
Mettendo da parte per un momento le teorie complottistiche legate ai laboratori segreti di Wuhan, la spiegazione in sé è abbastanza semplice, ma per capirla bisogna analizzare dati vecchi anche di cent’anni. I coronavirus sono ben conosciuti sin dagli anni ’60, e sono quelli che comunemente provocano il semplice raffreddore negli esseri umani. Nel mondo animale ne esistono moltissime specie, e il pipistrello è tristemente noto per essere un vettore di circa 3000 varianti, non tutte per fortuna trasmissibili all’uomo. Ed è senza dubbio da questa peculiarità che nel passato nelle civiltà occidentali veniva spiegata la letalità del morso dei pipistrelli (o vampiri?) e addirittura la loro appartenenza alle creature diaboliche.
Salvo alcune eccezioni però, l’habitat dei pipistrelli era situato in zone poco popolate, visto che questi animali prediligono il folto delle foreste umide composte di piante a foglia larga, con precipitazioni frequenti. La provincia dello Yunnan (che è abbastanza lontana dallo Hubei e da Wuhan, dove si è inizialmente manifestata l’attuale pandemia) nei cento anni osservati di variazione di temperature, precipitazioni e copertura arboricola effettuati dall’Università di Cambridge dimostrano che ampie zone a ridosso dei centri abitati (andando di pari passo col crescere della popolazione e delle colture intensive) sono diventati un habitat ottimale per i pipistrelli che hanno così molte più occasioni di venire in contatto con gli esseri umani, a cui si aggiunge una tradizione antica che li colloca fra le prelibatezze alimentari in Cina.
I cambiamenti climatici influenzano molto la popolazione e la localizzazione di questi mammiferi alati, tanto che oggi vengono considerati un vero ed proprio indicatore dei cambiamenti climatici. È quindi evidente, dallo studio del dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge, che le alterazioni dell’ambiente, le emissioni di gas serra, l’uso dei combustibili fossili (la Cina ricava l’energia principalmente dall’uso del carbone) abbiano portato non solo ad un danno diretto all’equilibrio ambientale e alla qualità dell’aria, ma anche a conseguenze sul piano biologico di cui cominciamo ad apprezzare la portata solo ora, nostro malgrado.