Per ora scenderanno di 1/3, ovvero una su tre sarà demolita: questo è il progetto di Dagur Eggertsson, sindaco 49enne di Reykjavík (120.000 mila abitanti) che ha deciso di “decarbonizzare” definitivamente l’isola in breve tempo e per cominciare ha chiesto alle principali compagnie petrolifere di demolire le stazioni di servizio nel centro e nell’immediata periferia della Capitale per costruire case per giovani che vogliono mettere su famiglia e servizi condivisi dai cittadini come scuole, biblioteche, centri di svago.
“Abbiamo offerto loro l’opportunità di cambiare il business: demolire le stazioni di servizio è un costo per loro, ma diventeranno proprietari di aree edificabili con criteri nuovi e a beneficio della comunità, e mi aspetto che tutti i cittadini di Reykjavík accolgano la notizia positivamente”. Certo, non sono grandi numeri – le pompe scenderanno da 45 a 30 – ma è un segnale importante, il primo Paese al mondo che intraprende una iniziativa di questo genere e che ovviamente presegue l’obbiettivo di usare gli incentivi ecologici per diffondere la mobilità elettrica sull’isola.
Il progetto mira anche a “calmierare” i prezzi delle case, che costano oltre 1300 euro al mese per l’affitto di un appartamento con una camera da letto nella capitale. L’Islanda infatti nel 2019 è stata prima nella classifica dei Paesi più cari d’Europa dove una pizza costa 17 euro.