Abbiamo chiesto a Luba, una rifugiata che abbiamo trasportato in Italia con sorelle e figli in uno dei nostri viaggi umanitari, di raccontare la sua storia, di portare la sua testimonianza diretta.
Non solo morte e distruzione, ma il conflitto bellico sta portando con sé anche il dramma della disgregazione di intere famiglie russe-ucraine abituate a vivere come fratelli. La storia di Luba è simile a quella di tante altre con madri, cugini, parenti russi e rapporti lacerati dalla guerra.
“Mio padre era russo” ci racconta “Ora non c’è più, tutta la famiglia di mio padre vive in Russia. Ho una zia medico che vive a Mosca e anche altri parenti da parte di mia mamma. Quando li ho chiamati e ho parlato con loro raccontando che qui bombardavano, che uccidevano i bambini, loro hanno detto che non era vero, che Putin è venuto a liberarci dai nazisti. Quando ho deciso di scappare, non mi hanno nemmeno offerto rifugio.”
Mentre lo racconta piange e la disperazione della separazione si aggiunge agli orrori della guerra. Pochissimi sono gli Ucraini che decidono di fuggire verso la Russia, nonostante i legami famigliari, la maggior parte trova rifugio nella più accogliente Europa, come Luba in viaggio per l’Italia a bordo di una delle nostre Tesla.
Insieme a lei i figli e una nipotina di 5 anni. E poi anche la cognata, le sue due figlie e la figlia di suo fratello. Un viaggio lunghissimo per mettersi in salvo: 20 ore in treno solo per raggiungere Leopoli dall’Oblast di Dnipro dove vivono. E poi ancora altre 10 ore per oltrepassare il confine. “Non volevamo partire, poi vicino a noi hanno bombardato una fabbrica e un asilo e così ci siamo decisi. Siamo stati 4 ore in piedi alla dogana in attesa di passare, poi ci hanno dato la precedenza perché avevamo due bambini piccoli.”
E poi la certezza di essere salvi, di essere al sicuro in Polonia. È lì che finalmente incontrano i Tesla Owners che li accompagneranno in Italia dalla mamma che è badante. La disperazione si fonde con la fiducia in due sconosciuti in un lunghissimo viaggio verso la speranza in una terra lontana e sconosciuta.
A casa Luba ha lasciato il marito e il fratello in attesa di essere chiamati al fronte o essere impiegati come volontari in opere di assistenza. “Noi siamo contadini” dice Luba “e adesso i nostri uomini stanno preparando anche i campi per la semina, non possiamo perdere il raccolto proprio quest’anno!”
Luba e i suoi parenti adesso hanno trovato una sistemazione aiutati dal Comune di residenza della mamma, in Lombardia. I bambini piccoli hanno iniziato a frequentare l’asilo italiano e i ragazzi invece continuano la scuola in Ucraina grazie alla didattica a distanza. La vita procede, ma il desiderio è di ritornare a casa appena sarà possibile. “In Italia stiamo bene e siamo stati accolti come vecchi amici ma il nostro pensiero va sempre alle nostre famiglie, agli amici, alle nostre case” aggiunge Luba.
Noi con le nostre Tesla siamo pronti a riportarli in Ucraina: quando la guerra terminerà!