Il gas dall’Algeria, le missioni di Di Maio e Cingolani in Congo e Angola, i rigassificatori: sono queste le notizie che riempiono i TG e giornali in questi giorni. Poco spazio viene riservato alle rinnovabili. La scarsa attenzione dei media a questa fonte energetica alternativa sembra andare di pari passo con le priorità del governo che ancora non riesce a spingere sull’acceleratore per incrementare il processo di transizione energetica.
Quello che la guerra ha reso evidente è in realtà un problema ben noto da prima dello scoppio del conflitto bellico. Già dopo la ripresa post-covid, il prezzo dell’energia è schizzato alle stelle con incrementi sia del gas che del petrolio. “Paghiamo gas ed elettricità a un prezzo 5 volte maggiore rispetto alla media degli ultimi 5 anni” spiega Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura Associazione di Confindustria che raggruppa 500 imprese italiane produttrici di energia elettrica da fonti tradizionali e rinnovabili.
“Il governo ipotizza di trivellare di nuovo l’adriatico e trovare alternative in Algeria” afferma Luca Del Bo Presidente di Tesla Owners Italia “ma la soluzione non è quella di ridurre il prezzo della benzina o produrre gassificatori. Dobbiamo percorrere nuove strade per essere indipendenti, ma soprattutto all’avanguardia nella produzione di energia.”
Ma soprattutto questa caccia a nuovi fornitori di gas pone un’altra questione: il gas non è tutto uguale. “Il gas naturale ha una composizione chimica diversa a seconda del giacimento di provenienza” spiega Nicola Armaroli, dirigente del CNR “Il gas algerino e il gas russo hanno una composizione chimica abbastanza diversa. Il gas deve andare bene per il fornello di casa, per l’automobile e per il grande impianto di produzione elettrica che hanno esigenze diverse. Bisognerà vedere come il gas verrà combinato dalle varie fonti e il compito dei nostri distributori di gas è quella di mantenere la composizione in un intervallo ben definito con caratteristiche ottimali.”
Se dunque anche la ricerca di nuovi fornitori di gas naturale non è priva di complessità, diventa sempre più evidente come sia necessaria un’accelerazione verso fonti energetiche non fossili presenti in grandi quantità nel nostro paese.
“Dobbiamo percorre la strada di una indipendenza energetica” continua Agostino Re Rebaudengo. “Produciamo ancora il 60% dell’energia elettrica da fonti fossili. Elettricità Futura, con i suoi associati è in grado di realizzare impianti per la produzione di 20 GW all’anno da fonti rinnovabili e si impegna a farlo, ma per questo è necessario uno snellimento negli iter burocratici. La nostra proposta è stata presentata al Governo che l’ha accolta, ma riteniamo non ci sia ancora sufficiente attenzione. Evidentemente il governo non considera questi prezzi così alti, proibitivi per i cittadini. Oggi paghiamo gas ed elettricità a un prezzo 5 volte maggiore rispetto alla media degli ultimi 5 anni.”
L’associazione, tramite le imprese a essa associate, si è detta pronta a realizzare 60 GW di energia rinnovabile in tre anni a condizione che venga nominato un commissario straordinario, proprio come fatto per il ponte Morandi di Genova o per l’emergenza Covid.
La burocrazia in Italia è infatti il principale ostacolo da superare per la realizzazione di nuovi impianti. È di questi giorni la notizia dell’inaugurazione a Taranto del primo parco eolico marino del Mediterraneo, per la cui realizzazione ci sono voluti ben 15 anni! La direttiva europea indica un anno per rilasciare un autorizzazione, ma nel nostro paese ce ne vogliono circa 7. Nella media degli ultimi anni in Italia è stato implementato 1 solo GW all’anno in energie rinnovabili. Di questo passo ci vorrebbero 60 anni per raggiungere l’obiettivo dei 60 GW proposto da Elettricità Futura. È dunque importante cambiare il passo per poter accelerare verso la transizione ecologica e l’indipendenza energetica.
“Nel Governo è mancata una sufficiente proattività” denuncia ancora Agostino Re Rebaudengo “e auspico che questa crisi spinga il ministero a reagire anche per creare nuove opportunità e nuovi posti di lavoro. Il costo attuale dell’energia prodotto da fonti fossili si aggira attorno ai 280 € al MWh, contro i 65 € al MWh delle rinnovabili. Mi auguro che di fronte a questi numeri possa cambiare la sensibilità anche dei più riluttanti ai pannelli fotovoltaici o all’eolico.”
Un primo passo verso la semplificazione è stato fatto nel Decreto Energia, approvato alla Camera lo scorso 13 aprile nel quale, tra gli altri provvedimenti è previsto uno snellimento nelle procedure per l’installazione di impianti sui tetti di edifici pubblici e privati e in aree agricole e industriali. In particolare “l’installazione, con qualunque modalità di impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici (…) è considerata intervento di manutenzione ordinaria e non è subordinata all’acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi.”
Se il collo di bottiglia rimangono a oggi ancora le Regioni e i Comuni è pur vero che come dice ancora Agostino Re Rebaudengo “Le regioni non sono veloci, ma attendevano per giugno dello scorso anno dal Ministero per la Transizione Ecologica il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e Clima (PNIEC) che è un documento fondamentale su cui fare i piani energetici regionali e sarebbe stato opportuno arrivassero anche i principi per definire le aree idoonee.”
Anche sul piano incentivi alla mobilità elettrica non va meglio e sono stati fatti passi indietro rispetto ai governi precedenti. È stato abbassato il tetto massimo incentivabile per l’elettrico portandolo a 35.000 € più iva, di fatto escludendo tutte le auto con autonomia molto elevata e con ricarica veloce. È stato invece aumentato il prezzo incentivabile per le auto termiche (da 25.000 a 35.000 €) e aumenta anche l’incentivo, che passa a 2.000 €. Inoltre nessun disincentivo per le auto più inquinanti con emissioni superiori 190 gr di Co2 che rappresentano il 3% del mercato.
“Mi sembra che ci sia una volontà del governo di smantellare questa transizione ecologica” denuncia l’on. Chiazzese del Movimento 5 Stelle.
Insomma rimane soltanto la sensibilità dei consumatori a orientare le scelte verso auto più ecologiche a zero emissioni per una vera transizione ecologica dal basso.
Di tutto questo ne abbiamo parlato mercoledì 13 aprile con Agostino Re Rebaudengo e gli onorevoli Luca Sut e Giuseppe Chiazzese. Rivedi la diretta streaming: