Mai come in questo periodo il tema energia riempie le pagine dei quotidiani e i servizi dei telegiornali. Già ben prima del confitto bellico il costo delle materie prime di gas e petrolio hanno subito un’impennata dei prezzi con conseguenti aumenti nelle bollette di cittadini e imprese.
La guerra in Ucraina ha introdotto anche il tema della dipendenza energetica da paesi terzi e la questione etica del finanziamento di armamenti tramite l’acquisto del petrolio russo. Si pone dunque sempre più urgente la transizione verso una forma di energia più pulita, sostenibile e anche più economica.
Le comunità energetiche rispondono a tutte queste esigenze e permettono a chiunque, cittadini e imprese, di accedere all’energia rinnovabile autoprodotta a costi contenuti e benefici per l’ambiente.
Cosa sono le comunità energetiche
Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono associazioni di cittadini, amministrazioni locali e piccole e medie imprese che condividono l’energia rinnovabile che essi stessi producono. Le comunità energetiche hanno benefici sociali, ambientali, energetici ed economici e contribuirono attivamente alla transizione ecologica.
L’energia prodotta deve provenire esclusivamente da fonti rinnovabili, a scelta tra fotovoltaico, eolico, biomasse, biogas, ecc. o una combinazione di più fonti energetiche, anche se a dire il vero le comunità energetiche esistenti si alimentano perlopiù con l’energia solare. Gli impianti possono essere di proprietà della stessa comunità energetica, ma anche di altro soggetto esterno
Nel percorso verso la transizione ecologica le comunità energetiche rispondono alla crescente richiesta alla sostenibilità locale.
La normativa di riferimento
Una prima fase sperimentale sulle Comunità Energetiche Rinnovabili è stata avviata con il Decreto Milleproroghe 162/2019 (art. 42 bis) che recepisce la Direttiva Europea sulle energie rinnovabili (Direttiva UE 2018/2001). Il Decreto Milleproroghe è stato convertito in legge il 28 febbraio 2020 con la Legge n. 8/2020 e i relativi decreti attuativi: delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE.
In questa prima fase sono consentiti impianti fino a una potenza massima di 200 KW, vale a dire impianti che possono fornire energia a circa 50/60 famiglie, ma collegati alla medesima cabina secondaria.
Il limite dell’appartenenza di tutti i partecipanti della comunità energetica alla medesima cabina secondaria, presuppone una verifica preventiva, poiché spesso edifici e costruzioni vicine possono essere collegate a differenti cabine. Occorre dunque raccogliere dai potenziali membri della comunità, il numero della loro fornitura (il pod) e interrogare il distributore di zona per sapere quali fra i soggetti potenzialmente interessati sono nello stesso perimetro. I più importanti distributori hanno già sviluppato delle procedure e prevedono di rispondere in tempi brevi a queste richieste.
Con il nuovo D.Lgs. 199/2021 dell’8 novembre 2021, vengono eliminati questi limiti, stabilendo nuovi criteri per la costruzione delle comunità energetiche che possono prevedere impianti fino a 1 MW (fino a 250/300 famiglie) ed essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria (corrispondente territorialmente a circa 3-4 comuni oppure 2-3 quartieri di una grande città)
Mancano ancora però i decreti attuativi, previsti per giugno 2022, in attesa del quale valgono ancora le restrizioni della legislazione precedente.
Come costituire una comunità energetica
Il primo passo per la realizzazione di una comunità energetica è l’identificazione di un’area idonea per la costruzione dell’impianto e la raccolta delle adesioni dei soggetti interessati. Verificati questi prerequisiti e realizzato uno studio di fattibilità si procede con la creazione della comunità energetica vera e propria. Il passo successivo è la costituzione di un soggetto giuridico che rappresenti tutti i membri. Questo può essere un’associazione senza scopo di lucro o una cooperativa. È necessario produrre un atto costitutivo e uno statuto che definisca gli obiettivi, il funzionamento e l’ordinamento interno, in particolare:
- la comunità energetica si basa sulla partecipazione libera e volontaria ed è autonoma;
- l’obiettivo principale non deve essere quello di realzzare profitti finanziari, bensì quello di fornire benefici ambientali, economici o sociali ai suoi soci o membri o alle aree locali in cui operano. Anche per le imprese la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non può costituire l’attività commerciale e industriale principale.
Inoltre è necessario definire, attraverso un contratto di diritto privato, come ripartire fra i membri i ricavi derivanti dall’energia prodotta dall’impianto e immessa in rete.
Terminata la fase burocratica si procede alla realizzazione dell’impianto di produzione energia da fonti rinnovabili che può essere di proprietà della comunità energetica o di un soggetto terzo. In questa fase può essere necessario accedere a modalità di finanziamento, le più frequenti delle quali prevedono il convenzionamento con il Comune o altri enti territoriali tramite finanziamenti statali agevolati. Accanto a queste modalità però c’è anche la possibilità di ricorrere a un convenzionamento con soggetti privati.
Gli impianti possono usufruire di incentivi statali pari al 50% del loro valore o del 110% se realizzati contestualmente ai cosiddetti lavori trainanti all’interno del SuperBonus (es. cappotto termico, sostituzione caldaia, adeguamento antisismico, ecc.)
Ogni partecipante alla comunità energetica deve installare uno smart meter, un contatore intelligente in grado di rilevare in tempo reale le informazioni inerenti produzione, autoconsumo, cessione e prelievo dalla rete dell’energia.
Orientarsi in questa fase non è semplice ed è possibile rivolgersi ad aziende che funzionano da facilitatori nella costituzione della comunità energetica. Fra queste ènostra cooperativa energetica con sede a Milano che produce e fornisce energia sostenibile e già attiva nella realizzazione di alcune comunità energetiche in Sardegna e Puglia.
Vantaggi economici
I vantaggi economici derivanti dalla comunità energetica e derivano da diversi fattori, quali un minore costo dell’energia da fonti rinnovabili, la vendita sul mercato dell’energia prodotta in eccesso, gli incentivi statali. In particolare: gli iscritti a una comunità energetica ottengono complessivamente un beneficio di circa 179 €/MWh, questa cifra è ottenuta dalla somma:
- 110 €/MWh quale bonus sull’energia condivisa nella comunità, fissa per 20 anni.
- 9 €/MWh per valorizzare i benefici apportati al sistema, importo fisso per 20 anni.
- 60 €/MWh (valore medio stimato su 20 anni) sull’energia rinnovabile prodotta in eccesso e immessa in rete. Il prezzo è variabile in base all’andamento del Prezzo Unico Nazionale (PUN).
Considerando che una famiglia italiana produce in media 2700 KWh all’anno, questo si traduce in una riduzione di circa 480 € all’anno.
In questi calcoli bisogna però considerare che lo scambio sul posto, vale a dire la cessione alla rete di distribuzione dell’energia prodotta in eccesso, sarà soppresso per dal 1° gennaio 2025 anche per gli impianti già in esercizio. È dunque conveniente prevedere già fin d’ora dei sistemi di accumulo per immagazzinare l’energia ed utilizzarla nei momenti in cui l’impianto non ne produce (tipicamente di notte per il fotovoltaico).
A questi si aggiungono i già citati bonus statali del 50% o del 110% a seconda dei benefici a cui si ha diritto ad accedere.
Secondo un’analisi eseguita da RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) società facente capo a GSE (Gestrore dei Servizi Energetici), il ritorno dell’investimento in 8 anni che si possono ridurre ulteriormente qualora si incrementi ulteriormente l’energia auto consumata.
Grandezze energetiche condominiali [kWh/anno] | |
Produzione | 26.365 kWh/anno |
Autoconsumo | 1.792 kWh/anno |
Energia condivisa | 8.109 kWh/anno |
Energia immessa | 24.573 kWh/anno |
Grandezze economiche condominiali] | |
Risparmio autoconsumo | 300 €/anno |
Incentivo (MISE) | 811 €/anno |
Restituzione oneri (ARERA) | 74 €/anno |
Vendita energia a prezzo di mercato | 1.247 €/anno |
Totale Risparmio | 2.432 €/anno |
Totale Risparmio per singola famiglia | 304 €/anno |
Tempo di ritorno dell’investimento | |
Senza detrazioni fiscali del 50% | 13 anni |
Con detrazioni fiscali del 50% | 8 anni |
In questa simulazione l’autoconsumo complessivo è valutato al 40%. Nell’ipotesi di incremento dell’energia autoconsumata dal 40% al 60% nell’ipotesi di introdurre un impianto a pompa di calore per il soddisfacimento dei carichi termici dell’edificio, il ritorno dell’investimento si riduce a 7 anni con detrazione fiscale del 50%
Il contrasto alla povertà energetica
Negli ultimi anni la povertà energetica ha assunto un ruolo rilevante anche in Unione Europea, la quale ha infatti inserito apposite misure nel Pacchetto Energia 2030. Un indicatore di povertà energetica è un’elevata incidenza della spesa energetica sul reddito complessivo del nucleo familiare.
Secondo l’Osservatorio della Commissione Europea6 , le persone che non sono state in grado di acquistare i beni energetici minimi necessari al loro benessere sono state 54 milioni e l’Italia è tra i paesi europei dove le famiglie hanno più difficoltà a pagare le bollette di luce e gas: il 14,6% delle famiglie non riesce a mantenere la propria casa riscaldata in modo adeguato (dati 2018).
Il contrasto alla povertà energetica è presente negli obiettivi 1, 7 e 11 dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che impegna ad “assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni”. La creazione di una comunità energetica è una delle soluzioni per contrastare la povertà energetica: sensibilizzando i consumatori e consentendo di monitorare e ottimizzare i consumi energetici individuali, permette di ridurre la spesa delle famiglie.
È in quest’ottica che è nata in Italia la prima comunità energetica solidale nel quartiere di San Giovanni a Teduccio a Napoli. In un’area di degrado sociale e di quotidiana violenza ed emarginazione la comunità energetica serve 40 famiglie che grazie all’energia in più immessa in rete e venduta al gestore hanno un risparmio sulla bolletta tra i 150 e i 200 euro.
“Sicuramente gli ostacoli più difficili sono stati quelli burocratici” racconta a Rai News Anna Riccardi, presidente della Fondazione Famiglia di Maria, associazione che opera a favore dei minori e delle famiglie in disagio socio-economico. “I pannelli sono stati installati a febbraio 2021, in piena seconda ondata Covid. Il progetto avrebbe dovuto partire di lì a poco, invece sono subentrati ritardi dovuti a vincoli paesaggistici e altre criticità. Alla fine il progetto è decollato definitivamente solo il 17 dicembre scorso, quando sono stati messi in funzione per la prima volta i pannelli.”
“Questo progetto ci insegna che il caro bollette si abbatte con le fonti rinnovabili” continua Anna Riccardi “e che con i percorsi dal basso si può arrivare alla democrazia energetica. Risparmiare 150-200 euro l’anno sulle spese elettriche è molto! Insomma la nostra prima comunità energetica solidale dimostra che la transizione ecologica può partire dal basso e arrivare molto lontano. Nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ci saranno molti fondi per le nuove comunità energetiche e vanno utilizzati al meglio.”