“Si denigrano le auto elettriche perché sono una pistola puntata contro l’industria petrolifera”. È questo il titolo di un articolo pubblicato da Ugo Bardi la scorsa settimana che propone una lucida analisi di come la disinformazione sulle auto elettriche abbia un obiettivo preciso.
Ne abbiamo parlato nella diretta streaming di lunedì 5 febbraio con l’autore Ugo Bardi, chimico e con i giornalisti Simone Fontana di Facta.News e Matteo Serra de L’Eco della Stampa che si occupano quotidianamente di disinformazione e fact-checking in vari ambiti.
“Sono un chimico e ho lavorato per oltre 30 anni per l’industria petrolifera – ci racconta Ugo Bardi – occupandomi di catalisi petrolifera poi a un certo punto ho cominciato a occuparmi più del lato economico del petrolio. Come si estrae? Quanto costa? Come si gestisce? Come si diffonde? Ed è un argomento anche più interessante della chimica del petrolio perché fa parte della nostra vita, della nostra quotidianità.”
“Io partirei da una frase di Yamani ex ministro del petrolio dell’Arabia Saudita che disse che l’età della pietra non finì perché finirono le pietre così l’età del petrolio finirà prima che finisca il petrolio. A un certo punto il petrolio semplicemente sparirà perché ci saranno delle tecnologie migliori. E poi oggi il petrolio non è più lo stesso dei tempi d’oro quando si estraeva più facilmente e non richiedeva la sofisticazione tecnologica odierna. Oggi il petrolio costa più caro di 20-30 anni fa e allo stesso tempo esistono tecnologie alternative che funzionano meglio del petrolio sia pure con alcune limitazioni.”
“L’industria petrolifera ha un fatturato che si aggira sui 4.000 miliardi di dollari, il doppio del prodotto interno lordo italiano, dovuto principalmente dalle vendite di petrolio. Questo viene usato per l’80% per i combustibili liquidi e principalmente per la benzina. Se dunque i veicoli elettrici si inseriscono in questo mercato si parla di decine di miliardi.”
“L’industria petrolifera ha bisogno di mantenere il volume di vendite delle auto termiche per conservare l’attuale produzione. Cerca di difendere il suo mercato. Però per farlo attaccano in maniera sleale la concorrenza dell’auto elettriche, favorendo e incentivando leggende sulle auto elettriche che non funzionano, che sono costose, che sono inquinanti, che esplodono e che non viaggiano quando fa freddo. Ci possiamo divertire a smontare tutte le varie fake news però il fatto stesso che esiste questa campagna denigratoria ci fa capire che siamo in un momento di sconvolgimento socioeconomico e anche politico cruciale.”
Anche Simone Fontana, giornalista di Facta.news si scontra quotidianamente con la mala-informazione sulle auto elettriche che cerca di smontare pezzo per pezzo: “Ogni giorno mi occupo di verificare la disinformazione a 360° in vari ambiti. E un bel pezzo della disinformazione è quella che colpisce le auto elettriche. Questo non perché la gente abbia qualcosa contro le auto elettriche ma perché il vero bersaglio è l’azione dell’Unione Europea sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. E queste fake news denigrano le auto elettriche che diventano sensibili al calore, esplodono, non sopportano il freddo. Così abbiamo visto pubblicate foto di lunghe file di auto in Germania che sarebbero rimaste bloccate a causa del freddo. Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia infondata. La fotografia è reale, ma non è stata scattata in Germania a dicembre 2023, ma nel febbraio 2011 a Chicago.”
“Queste sono tattiche che incontriamo ogni giorno in vari settori. È un tipo di disinformazione che fa leva sulla poca consapevolezza dell’opinione pubblica sulla mobilità elettrica. Disinformazione alimentata anche dai media che gestiscono il dibattito pubblico. Al riguardo abbiamo di recente pubblicato un articolo in cui abbiamo descritto come Eco-Bot.Net, un sistema di intelligenza artificiale per controllare quanta disinformazione circolasse sui social, ha rivelato che 16 tra i maggiori soggetti inquinatori del mondo sono stati responsabili dell’inserimento di oltre 1.700 post falsi e fuorvianti sui cambiamenti climatici su Facebook nel 2021. Collettivamente, questi annunci hanno fruttato alla piattaforma quasi 5 milioni di dollari.”
“Questo significa che da un lato c’è una possibilità molto concreta che buona parte della disinformazione sia legata a interessi economici di soggetti inquinatori, dall’altra parte c’è il rischio che questa disinformazione sia ancora più pericolosa perché frutta alle piattaforme un ritorno in denaro. Questo rende il discorso estremamente più complesso e pericoloso. A fronte di tutto questo abbiamo bisogno di un’arma giornalistica come il fact-checking per aiutare i soggetti che hanno meno possibilità di verificare le notizie da soli.”
Anche l’Eco della Stampa che si occupa del monitoraggio dell’informazione su stampa, televisione, radio, internet e social network è molto attiva nella lotta alle fake news: “Con il nostro lavoro speriamo di poter combattere la disinformazione – ci racconta Matteo Serra – ma sicuramente la strada è molto lunga perché le fake news sono sempre costruite ad arte. Se è vero che a volte sono frutto di un giornalismo un po’ sommario e superficiale, molto più spesso hanno invece l’obiettivo mirato di intervenire in settori dove le persone sono più sensibili. Per esempio, soltanto nell’anno del 2023 abbiamo trovato tra stampa e giornali online 700 articoli identificati come fake news sulle auto elettriche: dalle difficoltà di ricarica, ai problemi con il caldo e con il freddo, allo smaltimento delle batterie, ai rischi di incendio, fino alla produzione delle batterie definita come altamente inquinante.
Ci rendiamo conto che combattere le fake news è molto complesso perché non tutti hanno gli strumenti adeguati e soprattutto i costruttori di fake news sono molto bravi. Ma probabilmente il passaggio decisivo sarà quando si avrà la consapevolezza che il petrolio è realmente pericoloso per la salute di tutti. Fino ad allora continueremo quotidianamente a fare informazione corretta, sottolineando i danni della disinformazione”
Di questo e di altro ne abbiamo parlato nella puntata di lunedì 5 febbraio.