Nella Silicon Valley sta scoppiando il caos: i più grandi produttori mondiali di microchip, che sono alla base del funzionamento delle auto come dei telefoni e dei computer, stanno esaurendo le scorte e a quanto sembra la normale produzione non si riprenderà prima dell’autunno. Gli effetti, che all’inizio non hanno avuto effetto sulla disponibilità di merci al dettaglio, hanno però impattato pesantemente sull’industria, tanto da aver costretto Tesla a fermare la produzione delle Model 3 a Fremont per la mancanza di componenti essenziali per alcuni giorni, e la stessa cosa sta succedendo per Ford e General Motors negli USA, ad alcuni marchi giapponesi e a Stellantis, che ha chiesto la cassa integrazione per tutto il mese di marzo per lo stabilimento di Melfi.
Secondo le analisi delle società di ricerca, la crisi è partita da lontano, già dall’inizio della pandemia e in gran parte per errori di programmazione delle fabbriche di semiconduttori, ma anche da parte dei carmaker, che in nome della regola del “just in time”, fanno poche scorte di tutti i componenti, sicuri di poter contare su un flusso continuo di forniture. Invece dei microchip e dei semiconduttori hanno ricevuto una “short notice” che con pochissimo preavviso posticipava l’arrivo di elettroniche essenziali.
Le cause di questa emergenza, che è stata definita “la crisi nella crisi”, sono più d’una. Quella più credibile, che è derivata in parte dai vari lockdown sanitari, è che c’è stato un vero e proprio boom nella domanda di pc, tablet, smartphone che servono per lo smart working, e nella scarsa flessibilità di programmazione a breve delle fabbriche che producono i wafer di silicio, essenziali per ogni tipo di semiconduttore. Un’altra delle cause sembra essere la messa in una “black list” da parte dell’amministrazione Trump in novembre 2020 di alcune aziende cinesi sovvenzionate da investitori americani che riforniscono il mercato dei microchip, perché ritenute utilizzate anche da enti di ricerca militari della Repubblica Popolare. La più grande in assoluto è la SMIC di Shanghai. Le conseguenze di questa scarsità di microchip, oltre che il mondo dell’automotive, sta colpendo anche quello dei “miners” di Bitcoin, che utilizzano reti di computer molto potenti per generare la criptovaluta, i quali lamentano la disponibilità di nuovi computer Asic, cosa che ha provocato oscillazioni molto forti sul mercato, subito dopo la notizia dell’interesse di Elon Musk nell’investire in questa forma di denaro virtuale.