Sarebbe bello un futuro con cieli azzurri, aria pulita anche nelle metropoli più congestionate. In soccorso delle nostre città flotte di auto elettriche come piccole ambulanze che salvano le vite dai danni dell’inquinamento. Una provocazione, certo, ma nella realtà la trasformazione dei mezzi circolanti in veicoli elettrici potrebbe davvero fare la differenza. Infatti, nelle grandi metropoli italiane le concentrazioni di polveri sottili e altri inquinanti hanno raggiunto quest’anno livelli oltre la soglia d’allarme per molti giorni consecutivi e il traffico veicolare ne è il maggiore responsabile. Infatti, se a livello nazionale ha un’incidenza del 23% tra inquinanti primari e secondari in una città come Milano supera addirittura il 70%.
Una soluzione c’è ed è immediatamente praticabile: il passaggio a una mobilità elettrica. Attraverso il bando dei veicoli a combustione fossile nelle aree urbane, il potenziamento dei mezzi pubblici e delle infrastrutture per la mobilità sostenibile, e gli incentivi per l’adozione di veicoli elettrici, si può intraprendere un percorso verso un futuro più pulito e sostenibile.
Nonostante le evidenze, la transizione verso la mobilità elettrica trova ancora molte resistenze, a causa della cattiva informazione che dipinge le auto elettriche come più inquinanti delle auto termiche e le batterie costruite con energia ricavata dal carbone. Queste e altre false affermazioni spopolano sui social, ma anche su quotidiani e trasmissioni televisive. Ma cosa c’è di vero? Lo abbiamo chiesto a Carlo Tritto, di Transport & Environment, Federazione Europea per il trasporto e l’ambiente.
Transport & Environment, da oltre 30 anni, promuove un sistema di mobilità a emissioni zero, accessibile e con un impatto minimo sulla salute, sul clima e sull’ambiente. Con la loro attività hanno dato forma ad alcune delle leggi ambientali più importanti d’Europa.
Il loro sito è ricco di informazioni, articoli, ricerche scientifiche per comprendere meglio i dati sull’inquinamento da trasporto in Europa. Tra questi un tool online per confrontare la CO2 emessa dalle auto elettriche con quella emessa dalle auto diesel e a benzina.
“Innanzi tutto, l’auto elettrica è decisamente più efficiente. – ci spiega Carlo Tritto – L’80% di energia in entrata arriva direttamente alle ruote, mentre questo non si può dire per i veicoli alimentati con un motore a combustione dove il 75% dell’energia viene dispersa tramite sostanze di scarto.”
“La maggiore efficienza fa sì che lungo tutto il ciclo di vita – dalla costruzione del veicolo e della batteria alla fase di utilizzo fino allo smaltimento – un’auto elettrica sia più green arrivando ad emettere in media tra il 40% e il 60% in meno di CO2.”
Nello studio “T&E’s analysis of electric car lifecycle CO₂ emissions” di giugno 2022, T&E confronta nel dettaglio le emissioni di CO₂ lungo tutto il ciclo di vita di veicoli con diverse motorizzazioni incluse le auto ibride e plug-in hybrid.
Nel peggiore dei casi, un’auto elettrica con batteria prodotta in Cina e guidata in Polonia emette comunque il 37% di CO2 in meno rispetto alla benzina. Nel migliore dei casi, un’auto elettrica con batteria prodotta in Svezia e guidata in Svezia può emettere l’83% in meno rispetto alla benzina.
“La parte più impattante del processo produttivo dal punto di vista delle emissioni climalteranti è la produzione del veicolo e delle batterie che però viene più che compensata dalla fase di utilizzo. Un contributo importante viene anche dal riciclo delle batterie e dei materiali catodici di cui è composta. A seconda del paese di produzione delle batterie e del paese di guida, abbiamo una forchetta che va dal -37% al – 83% di CO2 emessa. Quindi non ci sono troppi dubbi sul fatto che l’auto elettrica sia più pulita delle auto a combustione.”
“Siamo di fronte a una tecnologia migliore perché è senza processo di combustione che è la causa di molti problemi, primo tra tutti quello dell’inquinamento atmosferico che è legato appunto alla grande quantità di emissioni dovute al processo di combustione.”
“L’auto elettrica risponde alla doppia sfida del cambiamento climatico e dell’inquinamento locale per cui non esistono livelli minimi di esposizione tollerabili. Dobbiamo evitare di emettere inquinanti e l’unica tecnologia ammissibile, oggi, è quella dell’auto elettrica. Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni tossiche che sono figlie del processo di combustione.”
Vogliono obbligarci a comprare auto costose
Un altro tormentone ripetuto senza sosta pone l’accento sull’obbligo all’acquisto di auto dai costi troppo elevati. Se è vero che mediamente il costo di acquisto di un’auto elettrica è superiore a un’equivalente a benzina o diesel, nell’intero ciclo di vita le cose cambiano.
Le auto elettriche, infatti, hanno costi operativi inferiori, non necessitano di tagliandi e manutenzioni costose, beneficiano di agevolazioni sulla tassa di possesso oltre a ingressi e parcheggi gratuiti in zone a traffico limitato.
Uno studio del 2022 del Politecnico di Milano “Factors affecting cost competitiveness of electric vehicles against alternative powertrains: A total cost of ownership-based assessment in the Italian market” ha voluto confrontare i costi totali di gestione delle auto per i quattro principali segmenti di auto:
- segmento A: le minicar (es. Fiat Panda, Smart Fortwo);
- segmento B: le auto piccole o utilitarie (es. Lancia Ypsilon, Opel Corsa);
- segmento C: le auto medie (es. VW Golf, Ford Focus);
- segmento D: le auto grandi (es. Alfa Romeo Stelvio, BMW X4).
Per ciascun segmento sono state prese in esame le sette motorizzazioni presenti sul mercato: alimentazione a benzina, diesel, veicoli elettrici, ibride, ibride plug-in, GPL e metano.
Il risultato è un’indagine molto accurata che analizza i costi totali a partire dall’acquisto, con eventuali incentivi, i costi di gestione dell’auto, i costi per il carburante o l’elettricità per la ricarica fino al valore finale dell’auto. Il tutto valutato su un periodo di 11 anni, che rappresenta la vita media di un’auto nel mercato italiano, o 150.000 km.
Le auto elettriche risultano vincenti su due segmenti su quattro rispetto a qualsiasi altra motorizzazione, comprese le ibride, ma in tutti i quattro segmenti sono più economiche in tutto il ciclo di vita di auto a diesel o benzina.
Carburanti alternativi
La neutralità tecnologica è un altro degli slogan spesso sbandierati per sostenere l’utilizzo di carburanti alternativi o biocarburanti.
Anche su questo tema abbiamo chiesto un commento a Carlo Tritto: “Io non sono contro i biocarburanti ma sono più per un uso del giusto vettore energetico per il giusto settore. Guardare ai biocarburanti come soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti stradale è una scelta sbagliata.”
Inoltre, l’efficienza energetica dei biocarburanti è limitata se paragonata all’equivalente energia elettrica per alimentare auto a batteria. Un campo da calcio coltivato a mais da cui produrre etanolo è sufficiente per alimentare 2,4 auto. Lo stesso campo da calcio ricoperto di pannelli fotovoltaici è in grado di alimentare i 260 auto elettriche.
“I biocarburanti hanno un limite strutturale – continua Carlo Tritto – hanno bisogno di notevoli quantità di terreni per produrne in sufficienti quantità. Questo non è sostenibile, perché che si deforestano zone fondamentali per l’assorbimento di CO2 oltre a competere col settore alimentare di base dove si è dimostrata una correlazione.”
“Una soluzione possono essere i biocarburanti ricavati dagli scarti di produzione di altri processi, ma sono per definizione limitati e quindi non si può immaginare di sostituire i milioni di tonnellate equivalenti di petrolio del settore del trasporto stradale con questi biocarburanti. Oggi i biocarburanti coprono il 4% dei consumi nazionali e hanno delle applicazioni di nicchia dove l’elettrificazione non è una via percorribile.”
“Comunque, l’approccio verso i biocarburanti per tutelare l’ecosistema del motore termico è una scelta di retroguardia ed è una prospettiva che rischia di essere un segnale molto sbagliato da un punto di vista climatico. Infatti, cambiando il carburante il processo di combustione rimane e non migliora la qualità dell’aria in città. Non illudiamoci che sostituendo il petrolio con un carburante biologico si risolvano i problemi di inquinamento nei contesti urbani.”
“Si pensa che biologico significhi non inquinate, ma non è così. Anche un semplice olio d’oliva che brucia in pentola emette sostanze tossiche. Il problema è sempre nella combustione e nell’emissione di sostanze tossiche, sia dal petrolio, sia dal prodotto di raffinazione di una pannocchia.”
Di questo e di altro ne abbiamo parlato nella nostra diretta di lunedì 29 aprile 2024