Acquistare una Tesla – nuova o usata – è oggi una scelta sempre più diffusa, ma anche complessa. L’ampia gamma di modelli, l’evoluzione continua della tecnologia e le differenze tra versioni, batterie e hardware possono rendere difficile orientarsi, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al mondo dell’elettrico.
Dalla pionieristica Model S alla più recente Model Y, passando per la compatta Model 3 e l’imponente SUV Model X, ogni veicolo ha una storia diversa, punti di forza, aggiornamenti e anche criticità da tenere presenti. Anche sul fronte dell’usato, Tesla si distingue: alcuni modelli mantengono un valore sorprendentemente alto nel tempo, altri richiedono valutazioni più attente, specie per quanto riguarda le batterie e i componenti elettronici.
In questo articolo analizziamo tutti i modelli Tesla, sia nuovi che di seconda mano, approfondiamo i diversi tipi di batterie, i sistemi di guida autonoma (FSD, HW3 e HW4) e forniamo una serie di consigli pratici per chi vuole fare un acquisto consapevole e duraturo.
Per farlo abbiamo intervistato un panel di esperti:
- Carlo Bellati, giornalista di Automoto esperto di mobilità elettrica;
- Matteo Comelli, ingegnere elettronico, fondatore di eVDrive;
- Daniele Invernizzi, co-fondatore di Tesla Owners Italia e presidente di eV-Now!;
- Matteo Massarenti di Tesla Owners Italia, esperto di mobilità elettrica.
Tesla Model S: quale versione usata conviene davvero acquistare oggi?
E cominciamo dall’inizio con la Model S, la prima vera Tesla, arrivata sul mercato tra il 2012 e il 2013 per capire come si è trasformata nel tempo e quali versioni rappresentano ancora oggi una scelta valida, soprattutto nel mercato dell’usato.
Carlo Bellati: “Model S, la vera prima Tesla”
Carlo Bellati ha ricordato gli inizi difficili della Model S in Italia, arrivata tra il 2012 e il 2013 in un mercato ancora diffidente: “Tesla all’epoca non aveva un ufficio stampa in Italia. Per provarla bisognava andare all’estero o trovare qualche proprietario disponibile.”
Oggi, però, la Model S è l’auto che ha fatto conoscere Tesla al mondo intero e, secondo Bellati, tra le versioni storiche la P85 è una delle più equilibrate: buona autonomia, buone prestazioni, e diffusione discreta in Italia: “La P85 resta un ottimo compromesso, anche se i modelli Dual Motor come la 90D o la 100D salivano molto di prezzo.”
Massarenti e Comelli: “Meglio una Long Range dal 2019 in poi”
Secondo Matteo Massarenti, il cuore della questione è la batteria: “Le prime Model S hanno fatto molta strada in termini di evoluzione tecnica. Ma se dovessi scegliere oggi, punterei su una 100D o su una Long Range post-2019.”
Le versioni più recenti, spiegano Massarenti e Comelli, montano il nuovo motore a magneti permanenti sull’asse anteriore, che migliora l’efficienza e porta un guadagno in autonomia del 10-15%, pari a 40-50 km in più reali. Inoltre, hanno sospensioni pneumatiche adattive e dettagli tecnici aggiornati che rendono l’esperienza quotidiana più raffinata.
“Le versioni con la scritta Dual Motor indicano l’hardware più recente. – afferma Comelli – Sono quelle che consiglierei.”
Supercharger gratuiti: ancora un vantaggio?
Il tema dei Supercharger gratuiti a vita divide: sono ancora presenti in alcune Model S usate, ma il vantaggio va valutato. Massarenti: “Se viaggi spesso, sì- afferma Massarenti – Ma chi ricarica principalmente a casa può guardare modelli più recenti, anche senza ricarica gratis.”
“Attenzione però, perché chi ha una Model S con Supercharger gratuito spesso la vende con un sovrapprezzo di 10-15.000 euro. – avvisa Comelli – Bisogna fare bene i conti: quanto ricarichi fuori casa? In quanto tempo recuperi quel costo extra?”
Inoltre, le versioni più vecchie con Supercharger gratuito caricano molto più lentamente: “Anche il doppio del tempo rispetto a una Model 3 nuova,” nota Massarenti.
Garanzia sulla batteria: occhio ai chilometri
Un altro elemento importante è la garanzia sulla batteria:
- Fino alla 100D: 8 anni senza limite di chilometraggio
- Dalla Long Range 2019 in poi: 8 anni con limite a 240.000 km
“Per chi fa molti chilometri l’anno, una Model S più vecchia con garanzia illimitata potrebbe avere ancora senso,” osserva Massarenti.
In conclusione, quale Model S usata scegliere oggi?
Tutti gli esperti concordano che se il budget lo consente, meglio puntare su una Long Range o una Dual Motor post-2019, per efficienza, comfort, tecnologia aggiornata e velocità di ricarica.
Per chi cerca un modello più economico con valore storico o ricariche gratuite, anche le versioni come la P85 o la 100D hanno ancora molto da offrire — purché si facciano le giuste verifiche tecniche sullo stato batteria.
Batterie Tesla usate: cosa controllare prima dell’acquisto?
Lo stato della batteria resta il punto critico che può influenzare drasticamente l’affidabilità dell’auto e il valore dell’acquisto. Ne abbiamo parlato con Daniele Invernizzi, esperto di mobilità elettrica e formatore tecnico, che ha condiviso consigli e segnalato i principali difetti delle batterie delle prime Model S e Model X.
Difetti tipici delle prime batterie
“Le batterie delle prime Model S e Model X hanno alcuni difetti noti, soprattutto nei modelli più datati”, spiega Invernizzi. Tra questi, segnala:
- Problemi meccanici nei modelli 85, P85 e 90: “C’è un problema meccanico di tensionamento in alcuni moduli: in pratica, alcuni pin di contatto si possono allentare, causando la disattivazione di celle interne. È un difetto raro, ma più frequente su auto che hanno subito vibrazioni importanti, tipo chi le usa su strade sterrate o in campagna.”
- Valvole di respirazione deteriorate: “Un altro elemento da controllare sono le valvole di respirazione, chiamate anche umbrella valves. Servono per far uscire l’aria calda durante i cicli di carica e scarica. Se l’auto ha circolato in zone con molto sale (come Nord Italia o Nord Europa), è facile che si siano deteriorate. Cambiarle costa poco, ma se entra umidità nel pacco batterie… poi sono dolori, perché riparare è molto più costoso.”
Come verificare lo stato della batteria?
Il consiglio di Invernizzi è chiaro: fare un’analisi approfondita della batteria prima dell’acquisto. Esistono strumenti specifici, come Power checK Control sviluppato da Leonardo Spaccone (ospite della nostre diretta “Usato Tesla: consigli per un ottimo acquisto”) che permettono di leggere lo stato dei moduli e delle celle.
“Tuttavia, non sempre è possibile usarli, – continua Invernizzi –se l’auto è in concessionaria, è più difficile fare una scansione completa della batteria. In questi casi, se il prezzo è davvero allettante, può valere la pena rischiare un po’.”
Un mercato ancora poco preparato
“Purtroppo, in Italia, se compri una Tesla usata e vuoi farla controllare bene, hai pochi riferimenti. Scrivi a noi (Tesla Owners Italia) – consiglia sempre Invernizzi – o ad altri tre o quattro esperti. Non esiste ancora una rete vera e propria di officine specializzate sull’usato Tesla, e sulle batterie intervengono in pochi, proprio perché sono componenti molto complessi e ingegnerizzati. Ci vuole esperienza vera.”
A livello europeo, però, qualcosa si sta muovendo: “Molte Model 3 stanno per uscire dalla garanzia e si è creato un aftermarket molto vivace, anche grazie alla normativa UE che permette a tecnici indipendenti di intervenire. Negli USA lo fanno già da tempo, ma ora anche in Europa le cose stanno cambiando.”
Supercharger gratuito: quando ha davvero senso?
Nel valutare una Tesla usata torna spesso il tema del Supercharger gratuito a vita, ancora presente su alcuni esemplari più vecchi.
“Faccio circa 70-90.000 km all’anno – dichiara ancora Invernizzi – e il 69% delle ricariche le faccio ai Supercharger. Solo il 31% in AC. Ho consumato 7 MWh da inizio anno: per me il Supercharger gratuito fa risparmiare tantissimo.”
Ma attenzione: “Se l’auto serve per fare 15-20.000 km l’anno, come si diceva prima, non è indispensabile cercare un modello col Supercharger gratuito. Anche perché, come ha detto Matteo, quelle auto oggi sono spesso sopravvalutate: costano di più proprio per via di quel bonus. Ma se si viaggia tanto, allora sì, può valerne davvero la pena.”
In sintesi: cosa controllare?
Le Tesla sono auto nate per durare, ma prima di comprare un modello usato, è fondamentale fare un check approfondito della batteria. I costi di un eventuale intervento possono essere elevati, ma oggi esistono strumenti e competenze per intervenire, almeno per chi sa a chi rivolgersi.
E se si viaggia molto, il Supercharger gratuito può fare davvero la differenza nel tempo.
Model S e Model X: i problemi meccanici più comuni e come affrontarli
Le Tesla Model S e Model X sono auto tecnologicamente avanzate e progettate per durare nel tempo, ma come ogni veicolo, presentano alcune criticità meccaniche, soprattutto nei modelli più datati. Ne hanno parlato gli esperti Matteo Comelli, meccanico specializzato su Tesla, e Daniele Invernizzi, esperto di mobilità elettrica e formazione tecnica.
I guasti più frequenti su Model S e Model X
Secondo Matteo Comelli, i problemi principali non riguardano solo l’elettronica o le batterie, ma anche elementi più tradizionali della meccanica: “I problemi più comuni sulle Model S e X riguardano soprattutto la ciclistica anteriore. Parliamo in particolare dei braccetti, sia superiori che inferiori. Quelli inferiori tendono a deteriorarsi nei silent block, che col tempo si seccano e si sgretolano. Quelli superiori invece hanno delle testine che col tempo si irrigidiscono se non adeguatamente lubrificate, e cominciano a fare rumori tipo ‘scricchiolii’.”
Comelli segnala anche le sospensioni pneumatiche tra le componenti più delicate e costose da riparare: “Ogni elemento può costare anche 1.500–2.000 euro. Anche il compressore dell’aria può dare problemi, così come i tubi rigidi in plastica che, con l’età, possono seccarsi e rompersi, causando perdite.”
Altro punto debole? I supporti motore: “Soprattutto i silent block, perché queste auto hanno motori molto pesanti e con molta coppia.”
Model X: attenzione all’automazione
La Model X, nota per le portiere ad apertura automatica, presenta alcune sfide aggiuntive: “Le Falcon Doors sono più affidabili di quanto si pensi, – continua ancora Comelli – ma ci sono anche le portiere anteriori automatiche e tanti meccanismi motorizzati che col tempo possono dare problemi.”
Comelli ricorda che le Model S e X derivano da progetti più datati rispetto a Model 3 o Y: “La Model S risale come design iniziale al 2009-2010, la Model X al 2013. Con il restyling del 2021-2022 Tesla ha semplificato enormemente la progettazione: pensate che il manuale d’officina è passato da circa 9.000 a 2.800 pagine.”
Si possono riparare fuori dalla rete Tesla?
Per chi è fuori garanzia, la risposta è sì. Lo conferma Comelli: “Un’officina ben attrezzata, con un meccanico che ha buone competenze e manualità, può tranquillamente intervenire sulla ciclistica. Si trovano online manuali pubblici e gratuiti per ogni modello Tesla, con video passo passo e tutte le coppie di serraggio.”
Anche sui ricambi, la situazione è migliorata: “Si possono ordinare direttamente dal portale Tesla, purché l’officina sia registrata. E i costi, in molti casi, sono contenuti. Esiste anche aftermarket: ci sono aziende che producono ricambi compatibili per Model S, X, 3 e Y.”
Motori e batterie: si può intervenire?
I componenti ad alta tensione come batterie e motori restano più complessi, ma anche qui il settore si sta evolvendo.
Tesla tende a essere più protettiva su questi componenti, ma una volta scaduta la garanzia, si può comunque intervenire, anche sui motori e sulle batterie. Certo, servono competenze molto specifiche, ma il settore sta crescendo.
Anche Daniele Invernizzi conferma: “Esistono in Italia aziende specializzate nella riparazione delle batterie delle auto elettriche. Si tratta di realtà molto competenti, capaci di intervenire in modo professionale. In Europa è obbligatorio fornire i manuali di riparazione e non si possono introdurre blocchi che impediscano a personale autorizzato di operare.”
Uno dei problemi principali oggi è la reperibilità dei ricambi batteria: “Non tanto la riparazione in sé, quanto il trovare pacchi batteria o moduli di ricambio, soprattutto aftermarket. Ma è una cosa che si fa, e si fa bene. Molte Model S e X hanno superato i 500.000 km con lo stesso pacco batteria.”
Le batterie rigenerate (REM): una valida alternativa
Quando Tesla propone una sostituzione, spesso si tratta di batterie rigenerate, le cosiddette REM:
“Tesla prende pacchi batteria dismessi, – continua Invernizzi – esegue una caratterizzazione dei moduli interni e ricompone nuove batterie usando quelli che hanno prestazioni simili.
Le REM possono contenere moduli nuovi o rigenerati, ma sempre selezionati per garantire omogeneità. Spesso queste batterie durano quanto – o quasi quanto – le batterie nuove.”
“È vero: la garanzia sull’usato non è di 8 anni come su una batteria nuova, ma se il prezzo è competitivo, è sicuramente una soluzione da considerare seriamente.”
Meccanici tradizionali e alta formazione
Non serve andare sempre in Tesla per avere un’auto ben mantenuta, afferma Invernizzi: “I meccanici che lavorano sulle auto elettriche ci sono, eccome! E i meccanici tradizionali non si rifiutano affatto di lavorare su auto elettriche, purché abbiano le giuste competenze.”
“Anzi, oggi i tecnici di meccatronica sono molto richiesti. Le aziende se li contendono già mentre sono ancora a scuola.”
Model S e X: auto longeve, ma servono competenze per la manutenzione
Model S e Model X sono auto ingegnerizzate per durare, ma non esenti da problemi meccanici, soprattutto nelle versioni più datate. Tuttavia, grazie alla crescente esperienza di officine indipendenti, alla disponibilità di ricambi e alle normative europee a favore della riparazione, anche fuori dalla rete Tesla è possibile gestire in modo efficiente manutenzione e interventi complessi. La chiave è affidarsi a chi ha le competenze giuste.
Tesla Model 3 e Model Y: usato di valore ed evoluzione continua
Il mercato delle auto elettriche usate è in rapida evoluzione, ma Tesla continua a distinguersi. Le sue Model 3 e Model Y, le più recenti tra le elettriche della casa americana, stanno mostrando una sorprendente tenuta di valore e una qualità costruttiva sempre più convincente.
Un mercato dell’usato solido, ma selettivo
“C’è una differenza netta tra il mercato dell’usato Tesla e quello delle altre auto elettriche,” osserva Carlo Bellati. “Tesla ha mantenuto valori residui molto alti. Basta guardare Autoscout: ci sono circa 7.000 annunci tra Model 3 e Model Y, e è raro trovare qualcosa sotto i 25.000–30.000 euro in buone condizioni.”
La reputazione del marchio, unita al continuo miglioramento dei modelli, ha permesso a Tesla di mantenere quotazioni alte anche per le prime versioni. A differenza di altri brand, spesso penalizzati da aggiornamenti software poco coerenti e modelli poco apprezzati, come la Porsche Taycan.
Model 3: semplicità, efficienza e valore che dura
La Model 3 è arrivata sul mercato italiano nel 2019 e da allora ha seguito un’evoluzione costante, come spiega Matteo Massarenti: “All’inizio c’era la Long Range, poi la Performance e infine la Standard Range. Con il tempo sono arrivati aggiornamenti importanti, come la pompa di calore e la versione Highland, che ha portato un netto miglioramento in termini di comfort, materiali e contenuti.”
Nonostante gli anni, anche le prime versioni restano molto valide: “La Model 3 di prima serie è ancora molto competitiva rispetto alle rivali del suo segmento. Ecco perché mantiene un valore residuo alto.”
Dal punto di vista tecnico, la Model 3 si distingue anche per la maggiore affidabilità rispetto alle sorelle maggiori, S e X: “La Model 3 è stata progettata con anni di esperienza alle spalle. Ha solo 4 moduli batteria, contro i 16 delle S e X, e una complessità costruttiva ridotta. Meno componenti significano meno problemi.” aggiunge Matteo Comelli.
Model Y: l’evoluzione naturale
La Model Y, derivata direttamente dalla Model 3, ha beneficiato delle lezioni imparate con quest’ultima. “È arrivata 2-3 anni dopo e ha subito raccolto i frutti dell’esperienza: qualità costruttiva migliorata, efficienza superiore e, più di recente, un restyling con fari aggiornati.” spiega ancora Massarenti.
Questa logica di miglioramento continuo è uno dei punti di forza di Tesla, che aggiorna costantemente i propri modelli anche a ciclo produttivo in corso.
Hardware e guida autonoma
Un aspetto meno evidente, ma potenzialmente molto importante, è quello dell’hardware a bordo per la guida autonoma. Esistono infatti diverse versioni: HW3 e HW4, non sempre facilmente distinguibili.
“Il modo più semplice per verificarlo è andare nella schermata ‘Informazioni aggiuntive sul veicolo’. Oppure, osservare il riflesso rosso nelle telecamere anteriori: se c’è, probabilmente è un HW4.” spiega ancora Comelli.
Il punto chiave è legato alla compatibilità futura con la guida autonoma Full Self-Driving (FSD): “L’HW3 va benissimo per l’FSD supervisionato, ma potrebbe non avere sufficiente potenza per la guida completamente autonoma. – continua Comelli – Tesla ha però promesso che, se necessario, fornirà gratuitamente l’upgrade all’HW4 per chi ha acquistato il pacchetto FSD.”
In conclusione, Model 3 e Model Y rappresentano oggi due delle scelte più solide nel panorama elettrico, sia per chi compra nuovo che per chi cerca un usato. Offrono una combinazione rara di efficienza, semplicità, tecnologia e valore nel tempo.
Il mercato cambia, ma Tesla continua a dettare il ritmo.
Di questo e altro ne abbiamo parlato nella nostra diretta del lunedì